Boccaccio e la critica

Fra Trecento e Quattrocento, in piena epoca umanistica, del Boccaccio furono prese in considerazione soltanto le opere in latino: il “Decameron”, poiché scritto in volgare, fu ritenuto un’ opera “minore”. Una rivalutazione del Boccaccio “volgare” si ebbe a partire dal XVI secolo per opera di Pietro Bembo, che propose la prosa del “Decameron” non soltanto come un “modello da imitarsi”, ma anche come un punto imprescindibile di riferimento stilistico. Il Seicento fu un secolo avverso al Boccaccio; in questo secolo infatti si registrano varie opposizioni all’uso del solo toscano nella prosa, e in più si punta a una scrittura meno elaborata sintatticamente, più semplice e naturale.

L’avversione al Boccaccio tra Sei e Settecento fu dovuta anche a una forte polemica moralista, per cui il “Decameron” fu visto per certi aspetti come opera “immorale”. Grazie a Foscolo, le quotazioni del Boccaccio crebbero di molto : il poeta di Zacinto operò uno studio approfondito della lingua del “Decameron”, definendola senza esitazioni “artistica” e da imitarsi. Con il Romanticismo il Boccaccio fu ripreso come un documento fondamentale per la conoscenza del Medioevo, e interpretato, insieme con Petrarca, alla stregua di un vero e proprio “precursore” del Rinascimento. De Sanctis “lesse” il “Decameron” come la “Commedia umana” dell’età medievale, esaltando soprattutto le novelle dove i protagonisti dimostrano di saper governare le proprie faccende con l’astuzia. In epoca positivista si registrò un notevole fervore di studi intorno al “Decameron”, di cui si ricercano con grande passione le “fonti” nella novellistica precedente.

Nel Novecento la fortuna di Boccaccio presso la critica crebbe ulteriormente, soprattutto per gli interventi di Benedetto Croce, il quale lo definì un “puro poeta”. In questo secolo, Umberto Bosco e Giorgio Petrocchi individuano il tema dominante dell’opera di Boccaccio nel culto che egli dimostra per l’intelligenza umana, e per quanti riescono a sciogliere le difficoltà della vita attraverso l’astuzia e l’intelligenza. Grande importanza ebbero gli studi di Vittore Branca, il quale definì il “Decameron” l’ “epopea del Medioevo” nel suo autunno, l’epopea dei mercanti. Sotto l’aspetto linguistico, fondamentali sono stati gli studi sulla prosa del Boccaccio di Alfredo Schiaffini.

Decameron.

Sin dall’inizio, nell’opera principale del Boccaccio emerge l’alta moralità dell’autore di fronte alla disgregazione sociale provocata dalla peste del Trecento, che investì anche Firenze con una furia inaudita. E’ in questo contesto che nasce l’dea del “Decameron”, ove, nella “Cornice” si narra di dieci giovani, che si allontanano dalla città e si rifugiano in campagna, ove passano “onestamente” il tempo raccontandosi dieci novelle ogni giorno e conducendo vita casta e morigerata: simbolo della ricerca di un nuovo ordine e di una nuova moralità letteralmente perduti durante il periodo più funesto dell’infuriare della peste, allorché la gente, resa pazza dal terrore, perde ogni ritegno e tutti i rapporti civili sono spezzati. I giovani, nei loro nomi, ricordano gli ideali che il Boccaccio avrebbe voluto rinverdire dopo il disordine causato dalla peste: Pampinea (la “rigogliosa”), Fiammetta (“ardente di gelosia e passione”), Elissa ( l’ “amore”), Filostrato ( il “malinconioso”), Panfilo ( l’ “amante fortunato”), Briareo ( il “venereo” e il “gaudente”).

DecameronLa scelta dei temi non dissimula una costante polemica del Boccaccio contro il corrotto costume contemporaneo, distribuendo fieri colpi fra tutte le classi sociali, ironizzando e deridendo chi merita disprezzo; mentre egli rivendica, da un lato, per i giovani, i diritti dell’amore ( le famose “novelle licenziose”), e, dall’altro, la necessità “realistica” di rappresentare con occhio attento e disincantato la varietà sociale di uomini e tipi. Il realismo del Boccaccio nasce pertanto da una fortissima adesione alla realtà contemporanea, che viene narrata in una prosa ampia e fortemente latineggiante: uno stile che conobbe molta fortuna non soltanto in Italia ma in tutta Europa.

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.