Dal Proto-latino alla Vulgata di San Gerolamo

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Propongo oggi una versione “semplificata”, ma con qualche aggiunta,  di un mio articolo scritto diversi anni fa sulla lingua latina (presente in questo sito). La differenza con il primo articolo sta tutta nel fatto che l’argomento è trattato in modo più semplice rispetto alla precedente stesura, cercando così di venire incontro a quanti si avvicinano per la prima volta alla grande e gloriosa storia della lingua latina attraverso i secoli.

 

Il latino, com’è  ampiamente attestato dagli studi comparativi, appartiene al grande gruppo delle “lingue sorelle”,  quali l’iranico, lo slavo, il greco antico, il sanscrito e infine l’italico. Il latino deriva dal proto-indoeuropeo, che, come  sappiamo, non è  un concetto  etnico, ma prettamente  linguistico.

 

Il Proto-latino coprì una vasta area geografica, penetrando dal nord Italia prima nel  Lazio e poi in Sicilia. Tuttavia, storicamente, il latino era la lingua degli antichi romani. Sembra che essi avessero mutuato  il loro alfabeto da Cuma, che fu una delle prime colonie greche in Italia, e, attraverso la mediazione degli Etruschi, lo avessero adattato alle loro esigenze. I Romani mutarono le forme di alcune lettere greche, come la φ (psi), θ (th), ζ (z), utilizzando altri caratteri alfabetici che non erano presenti nel greco, come la  f e la u. La lingua latina ha avuto una lunga storia, e in qualche modo ha subito notevoli cambiamenti sotto l’influenza del greco, e in parte grazie ai commerci e ai rapporti culturali stabiliti  con i paesi vicini.

 

Il passaggio da una forma all’altra sono registrati nelle varie fasi della storia culturale del latino, che vanno dal latino preletterario e arcaico al più maturo latino classico, concludendo infine la sua traiettoria attraverso il Medioevo, periodo che corrisponde alla transizione linguistica dal tardo latino ai primi dialetti romanzi sviluppatisi  in Italia, Francia, Spagna e altri paesi.

 

Il latino ebbe due varietà linguistiche anche nel latino classico, che, sinteticamente,  possono essere classificate come una lingua d’uso quotidiano, meglio conosciuta come  latino volgare (cioè la lingua d’uso di tutti i giorni  e non  lingua rozza ),  e la lingua dei generi letterari adottata dagli scrittori romani.  Latino classico e latino volgare differivano sostanzialmente nello stile, il che è particolarmente visibile nel lessico.  Ad esempio, la spada fu chiamata gladius nella lingua d’uso quotidiano, mentre era detta ensis nel linguaggio poetico. La stessa cosa può essere registrata  circa la differenza tra  spada e brando in italiano. Ciò significa che la prima parola riflette modelli tipici della lingua d’uso quotidiano, mentre la seconda  è più adatta al linguaggio della poesia, e fornisce un ottimo esempio dello stile alto della tragedia.

 

L’espansionismo di Roma provocò una sorta di esportazione della lingua d’uso quotidiano, parlata normalmente dai legionari Romani, nonché dall’enorme burocrazia e dai mercanti che seguivano le  legioni romane nelle conquiste.  I popoli nativi, in buona sostanza,  ebbero a che fare soprattutto con soldati, funzionari e mercanti; così il latino assimilato dalle popolazioni indigene fu praticamente appreso da mercanti e soldati incolti: il che sta all’origine non soltanto delle lingue romanze, ma anche delle notevoli differenze di pronuncia fra le une e le altre (basti pensare alle somiglianze, ma anche alle sostanziali differenze tra italiano, spagnolo, francese, rumeno, portoghese e ladino).

 

Il “salvataggio” del latino fu dovuto alla Chiesa cattolica, e specialmente ai monasteri, dove, tuttavia, solo una piccola parte del patrimonio letterario antico trovò rifugio sicuro. Infatti, ciò che rimane dell’ antica letteratura latina è soltanto un cumulo di rovine. Tuttavia, la Chiesa cattolica fece ampio uso del latino (e del greco) nella liturgia. Lo stesso nome latino ecclèsia (Chiesa) deriva dal greco ecclesìa, con lo spostamento dell’accento sulla penultima sillaba. La forte penetrazione di parole greche in latino fu un fenomeno in gran parte motivato dal fatto che tutti i protagonisti dell’espansione del cristianesimo parlavano la lingua greca. I manoscritti greci della Bibbia  furono tradotti per la prima volta in latino da San Gerolamo (IV secolo d.C.): essi erano scritti in una  Koinè greca (greco comune) largamente diffusa nella regione del Mediterraneo. Tra l’altro occorre però osservare che San Gerolamo, uomo di vastissima cultura,  tradusse dall’ebraico, ma tenne sottomano anche la traduzione greca fatta dai cosiddetti Settanta.

 

Diamo qui un breve esempio del latino veramente semplice usato da San Gerolamo ( dalla Genesi, 1):

 

In principio creavit Deus caelum et terram. Terra autem erat inanis et vacua […]  Dixitque Deus : Fiat lux, et facta est lux. Et vidit Deus lucem quod esset bona et divisit lucem a tenebris ; appelavitque lucem Diem et tenebras Noctem. Factumque est vespere et mane, dies unus.

 

In principio (quando ancora nulla esisteva) Dio creò il cielo e la terra. Ma la terra era deserta […] E Dio disse Sia la luce, e la luce fu. E Dio vide che la luce era cosa buona e divise la luce dalle tenebre; e chiamò la luce Giorno e le tenebre Notte. Così si fece sera e poi mattino, e questo fu il primo giorno.

 

Diamo anche un esempio di latino medievale  tratto da uno dei precetti per mantenersi in salute della famosa Scuola Salernitana (XI e XII secolo):

 

Si tibi deficiant medici, medici tibi sint

Haec tria: mens laeta, reqies, moderata diaeta.

 

Se non hai un medico sottomano, tieni per medico questi tre consigli: stai allegro, riposa, e mantieni una dieta moderata.

 

Il che, nell’imminenza delle festività natalizie, è un consiglio che potrebbe risultare molto utile un po’ per tutti.

 

 

Fonti:

 

Per informazioni generali sulla storia e sullo sviluppo del latino e sulla romanizzazione, V. il capitolo di L. R. Palmer, “Lineamenti di storia della lingua latina”, in  La lingua latina, Torino, Einaudi, 1977 (e successive edizioni).

V. inoltre P. Desideri, Storia di Roma, Torino, 1991, pp. 577 sgg.

Molto ben curato è anche il capitolo “La storia del latino” in Traina-Bernardi Perini, Propedeutica al latino universitario, Bologna, Patron, 1971 [e successive edizioni], vol. I, pp. 1-14.

San Gerolamo, dalla Biblia Parvula, a cura di V. D’Avino, Napoli, 1860,  p. 2

“Scholae Salerni”, “Praecepta generalia”, in Collectio Salernitana, a cura di S. De Renzi, Napoli, 1852, Tomo Primo,  p. 445.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.