Una fonte russa per Gli Indifferenti

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“Criticism, disse una volta Moravia,  is  an  extremely  personal act of the critic: it is, in fact, another creation. Actually, it can be said that the  critic  is  not  concerned  with  the  writer,  but  rather  with  himself.  He  uses  the  writer, only as a means of speaking about himself, and the writer knows this” [“La critica è un atto del tutto  individuale del critico: infatti, esso è una creazione del tutto diversa. Concretamente,  possiamo affermare che  il  critico  non  s’interessa per niente allo scrittore, bensì soltanto a  se stesso.  Egli  ‘usa’  lo  scrittore soltanto  come un  mezzo per parlare di se stesso; ma lo scrittore lo sa benissimo” (S. Wood, Woman As Object).

 

Su quanti critici ha potuto contare Moravia, che hanno parlato di se stessi con la scusa di parlare di lui?. Tanti, tantissimi. Se dovessimo proporre una bibliografia anche minima, l’elenco dei critici che hanno discusso più o meno benevolmente di Moravia (e di se stessi) sarebbe davvero multo lungo. Potremmo anche osservare che, pur tra punti di vista spesso diversi, la maggior  parre della critica considera Moravia come lo scrittore di un unico romanzo, Gli indifferenti, mentre tutto il resto, o quasi, sarebbe ripetizione di temi e motivi.

 

Moravia ha effettivamente conosciuto molte stagioni, ma l’impressione molto viva che egli sia stato l’autore di un unico romanzo è  largamente diffusa ancora oggi. Il romanzo è incentrato sulla borghesia italiana della fine degli anni Venti,  e porta un titolo famoso, Gli indifferenti. Sugli Indifferenti si è discusso molto, trattandosi dell’ opera prima di uno scrittore ancora giovane nel 1929, il quale,  per problemi di salute,  non aveva seguito un corso regolare di studi, ma si era formato come autodidatta. In forza di ciò,  rimane  pertanto più che lecito chiedersi a quali modelli Moravia si fosse  riferito  nella stesura del suo primo, e, secondo alcuni, unico romanzo. A. Perelli sottolineava che tra gli autori più “gettonati” di Moravia mentre era ricoverato in sanatorio troviamo Manzoni, Leopardi, Rimbaud,  Boccaccio, Gogol, Dickens e, soprattutto, Dostoevskij (A. Perelli).

 

Moravia non ha mai fatto mistero della sua predilezione per Dostoevskij, e, a mio parere, è non soltanto probabile, ma pressoché certo che fosse stato lo scrittore russo la sua “prima” musa ispiratrice  nella stesura degli Indifferenti.

 

Però,  non è sufficiente citare il nome di Dostoevskij, ma è anche doveroso individuare “quale” romanzo di  Dostoevskij  potrebbe avere influenzato più degli altri Gli indifferenti. Nella vasta produzione letteraria dello scrittore russo, mi pare che Il giocatore sia il romanzo più vicino agli Indifferenti.

 

Le vicende  dei protagonisti del Giocatore si snodano tra forti passioni amorose e una smania parossistica per il denaro. Gli ambienti aristocratici del Giocatore  richiamano  molto da vicino l’ambiente-aristocratico borghese degli Indifferenti. Certe situazioni del Giocatore e degli Indifferenti  potrebbero essere quasi interscambiabili fra di loro, mentre l’intreccio è tutto incentrato sulla storia d’amore “contrastato” tra il precettore e Paolina, con in mezzo un personaggio, il generale, che sembra quasi l’ alter ego maschile di Mariagrazia, la madre di Michele e Carla. L’intera famiglia  sta per essere preda di Leo Merumeci,  amante della madre, “convinto seduttore” di Carla,  e sulla buona strada per rovinare la famiglia, impadronendosi della famosa “villa”.

 

Ma se anche nel Giocatore il tema dominante è il denaro,  il precettore e Paolina sembrano, dal canto loro, i “modelli” sui quali Moravia ha esemplato le figure di Michele e Carla. Come loro, il precettore e Paolina   sono degli indifferenti; ed il termine indifferenza ricorre spesso nei loro discorsi. Il precettore, l’ io narrante del Giocatore, assomiglia molto a Michele, perché, spesso, come lui, “si annoia”:

 

“Io mi rammaricavo dei quindici giorni di assenza. Allora, io mi annoiavo, ero agitato, come persona a cui manchi l’aria” (p. 11).

 

Qualche esempio sull’ indifferenza.

 

Il precettore: “Qual segno di disprezzo è cotesto! ‘I tuoi sentimenti mi sono siffattamente indifferenti che tu puoi dirmeli o tacerli, ciò non m’importa’” (p. 16).

 

Il precettore: “Paolina mi evita a studio. Io pure simulo indifferenza” (pp. 17-18).

 

Il precettore: “Io non veggo che voi dappertutto, ed  il resto mi è indifferente” (p. 26).

 

Paolina: Siete un  essere di fango!

Il Precettore: “Ciò m’è indifferente” (p. 26).

 

Il Precettore: “ Ella [Paolina] si diletta ad abbattermi con un colpo solo, con qualche sarcasmo d’indifferenza sprezzante, dopo avermi messo fuori di me” (p. 73).

 

Dal punto di vista della trama, anche nel Giocatore c’è qualcuno che sta per perdere tutto: il generale, che, come dicevamo,  potrebbe essere assimilato alla madre per il carattere altezzoso ed aristocratico:

 

“Il generale mi guardò con un’aria d’ indifferenza estrema, mi parlò con alterigia” (p. 5).

 

Anche il generale, però,  come la madre,  è letteralmente sconvolto al solo pensiero di perdere l’eredità della “vecchia”, di cui egli s’aspettava a giorni la dipartita, e della cui “salute” egli era tenuto al corrente da una sequenza continua di “telegrammi”:

 

“Alla vista della vecchia, il generale restò come fulminato, e , con la bocca aperta, si fermò a metà d’una parola con gli occhi spalancati …

 

“Ebbene! In luogo del telegramma, ecco me”, disse alla fine la vecchia. “Non mi aspettavate, eh?”.

 

“Antonida di Vassili … cara zia … ma come? …”, tartagliò il povero generale, il quale sarebbe certamente stato colpito da apoplessia se la vecchia avesse taciuto ancora di più” ( pp. 47-48).

 

Negli Indifferenti, anziché il generale, troviamo Mariagrazia, letteralmente terrorizzata dall’imminente possibilità di perdere la sua “villa”

 

“… La paura della madre ingigantiva, non aveva mai voluto sapere di poveri, e neppure conoscerli di nome …; ed ora, ecco, improvvisamente, ella era costretta a mescolarsi, a ingrossare la turba dei miserabili” (A. Moravia, Gli Indifferenti).

 

Infine, un’ultima notazione “esterna”. Scommetto che  Moravia leggeva Il giocatore nell’ edizione Sonzogno,  precedente a quella che mi sta davanti (del 1963) mentre la prima edizione è del 1931. Uno dei quei romanzi  che Moravia leggeva avidamente nel corso del suo ricovero in sanatorio.

 

Fonti:

F. Dostoevskij, Il giocatore, Traduz. di M. Corferr, Milano, Sonzogno, Ristampa stereotipa 31 luglio 1963 (Edizione precedente 1931).

A. Moravia, Gli Indifferenti, Milano, Bompiani, 1949, p. 27.

A. Perelli, “La faccia al muro e altre storie: un percorso per gli Indifferenti”, in Italianistica, 1992, p. 93.

S. Wood, Woman As Object: Language and Gender in the Work of Alberto Moravia, Pluto Press, 1990, p. 179.

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.