Guareschi il vecchio, Esone neo-giovanotto e i dilemmi della dialettica

Giovannino Guareschi è autore forse oggi poco frequentato dal grande pubblico, ma è scrittore di vaglia, dotato di sapiente e acuto spirito ironico. In un suo antico volume, titolato Diario clandestino 1943-1945, Guareschi ci racconta una storia curiosa, quella di un suo ritratto:

 

“Coppola mi ha fatto un ritratto diligentissimo  a matita. Mi vedo finalmente con gli occhi degli altri, e non sono più il  Giovannino di un tempo. Nella mia carta di riconoscimento  c’è la fotografia d’un faccione senza ombre, con ogni minima ruga spianata accuratamente dal grasso e dal ritocco”.

 

“Un faccione deserto, con due stupidi occhi estatici come quelli dei manichini. E i capelli sono ben pettinati, con l’onda. Una faccia deserta da dopo la cura. Adesso tutto è cambiato. L’imbottitura del grasso è scomparsa, la pelle si è asciugata, e la mandibola, liberata dall’untuoso cuscinetto del doppio mento, mostra il suo profilo che ha una linea abbastanza decisa e piacevole. Gli  zigomi sono riaffiorati dall’epa che li affogava, e movimentano notevolmente le guance”.

 

“Il mio volto possiede finalmente delle ombre:  gli occhi sono diventati più grandi, si sono disincantati e vivono. I capelli si sono emancipati e si arruffano con discrezione sulla fronte che pare più ampia […] il collo si è nobilitato e anche il cranio è ritornato a galla, e non ho più la testa da tedesco o da cretino-del-villaggio […] Anche tutto il corpo ha ritrovato le ossa snelle della mia giovinezza […] Adesso comincio a diventarmi decisamente simpatico e, quando mi incontro allo specchio, mi sorrido cordialmente:

‘Ciao vecchio! Chi non muore si rivede!’”.

 

L’ elogio della vecchiaia in tempi come i nostri potrebbe suonare come  una battuta, come dire, un po’ fuori di chiave, per usare un’espressione pirandelliana, e visti i tempi che corrono. Ma, insomma, bisogna pur considerare che Guareschi visse in un’Italia ancora non soggetta all’americanizzazione per gusti e consumi di massa, né ancor soggiacente al mito oggi imperante dell’eterna giovinezza.  Comunque stessero le cose, qualcosa era  profondamente mutato in Guareschi rispetto alla gioventù; gli occhi, per esempio, dice lui,  da stupidi,  gli erano parsi diventare disincantati. Non credo tuttavia che qualcuno sottoscriverebbe l’elogio della vecchiaia di Guareschi, mentre è certo che s’immedesimerebbe in pieno  con il ringiovanimento di Esone, narratoci secoli e secoli orsono nelle Metamorfosi d’Ovidio.

 

Qui assistiamo all’esatto contrario di quanto ci narra Guareschi, perché Ovidio, partendo dai dati della vecchiaia,  opera una sorta di maquillage che farebbe felici molti, se protessero usufruire del miracolum magnum operato da Medea  con Esone, che gli eclissò  le rugae sostituendole con   carne  fresca. E mentre Guareschi si beava delle sue rinnovate ossa snelle, in Esone membra luxuriant:

“Pulsa fugit macies abeunt pállorque litusque,

Adjectoque cava supplentur corpore rugae

Membraque luxuriant …” (P. Ovidii Nasonis Metamorphoseon Liber VII).

 

[ Guarda come la magrezza, il pallore e la pelle avvizzita scompaiono per magia, mentre nuova e giovane carne fa svanire le rughe. Guarda: le sue membra sono rifiorite (luxuriant)].

 

Bene.  Con Guareschi ed Esone siamo di fronte ad ciò che potrebbe apparire un’insuperabile contraddizione dialettica. Come ebbe a dire  Adolf Trendelenburg nel suo Dilemma della dialettica,

 

“il concetto che, come un impulso innato, trae la dialettica di grado in grado, è la negazione che si manifesta dovunque […] ma qual è l’essenza di questa negazione dialettica? Essa può avere una duplice natura. O la negazione dialettica è intesa in modo puramente logico, sicché nega [… senza porre al suo posto qualcosa di nuovo, oppure è intesa in modo reale, sicché il concetto affermativo viene negato da un nuovo concetto affermativo […] Chiamiamo il primo caso negazione logica, il secondo opposizione reale”.

 

Nel caso del rapporto dialettico Guareschi-Esone, propenderei per un’ opposizione reale. Infatti,  qui possiamo intuire facilmente una netta divaricazione tra un Guareschi non prono al concetto della giovinezza a tutti i costi, in quanto egli trova nella vecchiaia elementi talmente consolatori e migliorativi da condurlo a sentirsi meglio con se stesso; mentre con Esone siamo di fronte ad atteggiamenti assolutamente contemporanei, essendosi egli mostrato persino disponibile, secondo il mito, a farsi squarciare la gola pur di ottenere il beneficio d’una rinnovellata iuventute.  Ergo,  l’opposizione tra Guareschi ed Esone è ad un tempo una contrapposizione antropologica  reale e totale.

 

Qualcuno, a questo punto potrebbe anche chiedersi dove voglio andare a parare con tutti codesti discorsi.

 

Inutile dire che le mie simpatie vanno tutte all’ottimo Guareschi, mentre trovo che la ricerca affannosa dell’eterna giovinezza a costo di sventramenti e riempimenti di cavità con i più moderni ritrovati al silicone mi paiono non soltanto eccessivi e dai risultati spesso dubbi, ma anche pregiudizialmente avversi a quanto di buono ci può essere nella vecchiaia.

 

Non habet senectus vires juventutis, sed nec juventus consilium senectutis.

 

La vecchiaia non ha certo la forza della gioventù, né la gioventù il giudizio e l’assennatezza della vecchiaia.  I giovanilmente esuberanti comportamenti  registrati di recente sugli apparati mediatici, mi portano a pensare a  quell’espressione di Fedro secondo cui essiloro cerebrum non habent. Che tradotto in soldoni significa ch’ei posseggono scarsissima materia grigia. E, a proposito di color grigio, concludo con un volo pindarico (non sto scherzando). Nella IV Olimpica Pindaro faceva dire a Erginos, atleta  che aveva buone gambe nella corsa:

 

“Ecco qua cosa mi valgono le mie agili gambe;  le mie braccia e il mio cuore mi servono anche di meno! Spesso si vedono, a dispetto della loro giovinezza,  capelli grigi in testa a uomini nel fiore degli anni” (Pindare, Quatrième Olympique).

 

Codesti uomini coi capelli grigi nel fiore degli anni si contrappongono “dialetticamente” (per opposizione reale) a quei giovani e giovanissimi coi capelli neri, che tuttavia non riescono ad esprimere nulla di vagamente grigio, non sopra, bensì  sotto la folta e rigogliosissima capigliatura, in quella zona cioè dove si dice  da tempo immemorabile abbia   la sua sede prediletta l’intelletto.

 

Note

  1. Guareschi, “Il ritratto”, in Diario clandestino 1943-1945,Milano, Rizzoli, 1958, pp. 73-74.

 

“P. Ovidii Nasonis Metamorphoseon Liber VII”, in P. Ovidii Nasonis Metamorphoseon Libri XV. Expurgati et Explanati. Auctore Josepho Juvencio Ex Societate Jesu. Rotomagi, Apud Richardum Lallemant, MDCCV [1705], p. 202.

 

Adolf Trendelenburg, “Il  dilemma della dialettica”, in La dialettica nel pensiero contemporaneo, a cura di V. Verra, Bologna, Il Mulino, 1976,  pp. 59-60.

 

Pindare, “Quatrième Olympique”, in Pindare, Olympiques, Texte établi et traduit par  Aimé Puech, Paris, Les Belles Lettres, 1962, Tome I, p. 63, vv. 24-27.

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.