La Fedeltà in Raymond Z. Gallun

Old Faithful

La “science fiction” è generalmente trattata come un’ “enclave” della pura fantasia, e proprio per questo la si guarda con una certa sufficienza. In realtà, alcuni temi adombrati nella “science fiction” sembrano invece avvicinarsi di molto al genere “profezia”, che poi puntualmente ha oggettivi riscontri con la società contemporanea.

Raymond Z. Gallun ci dette un saggio abbastanza interessante del tema cui sopra accennavamo, andando a toccare uno dei punti nevralgici del mondo attuale: il rapporto con esseri a noi sostanzialmente “ignoti”, ci ispira notevole diffidenza. Giusto o sbagliato che sia questo atteggiamento, nessuno però può negare che le cose stessero (e stiano) in questi termini, e che “se” esse cambieranno, ciò “eventualmente” accadrà non nel giro di pochi anni, ma di periodi molto più lunghi, di “generazioni”, tanto per farla breve.

Negli anni ’30 apparve un grande scrittore americano di fantascienza, Raymond Z. Gallun, autore del libro intitolato “Il ‘Vecchio Fedele’” [“Old Faithful”] (1). “ Old Faithful” è uno scienziato di Marte, che cerca di mettersi in contatto con il nostro pianeta. Tuttavia, il governo di Marte ritiene che i suoi studi siano inutili e dispersivi, e, addirittura, comanda imperiosamente a “Old Faithful” di suicidarsi.

Nel frattempo, lo scienziato di Marte, che, a quanto pare, non ha intenzione alcuna di “attivare” la sentenza, riesce a mettersi in contatto con un terrestre, il professor Walters. I due scienziati, superando molte difficoltà di spazio e di comunicazione, riescono nonostante tutto ad intendersi. Lo scienziato marziano, che, come abbiamo accennato, si rifiuta di obbedire all’ordine di suicidarsi, tenta di mettersi in salvo sulla terra, a bordo di un missile, agganciato alla coda di una cometa. Prima di partire, egli però avverte il professor Walters del suo imminente arrivo.

Il professor Walters non sembra però particolarmente entusiasta del fatto, in quanto teme che, dietro la visita del “collega” di Marte, si nasconda una trappola, e che dietro l’ “avanguardia” costituita dal collega, i Marziani abbiano progettato una possibile “invasione” della terra. Pertanto, il diffidente professor Walters prende le sue precauzioni, e attende l’arrivo di “Old Faithful” con una pistola in mano.

La pistola, tuttavia, si rivela del tutto inutile, perché il missile guidato da “Old Faithful” ha un impatto disastroso con la terra, e lo scienziato di Marte resta gravemente ferito, spirando “quasi” felice tra le braccia del collega terrestre, senza sospettare dell’ “accoglienza” che questi gli aveva preparato in via preventiva. “Old Faithful” è una storia effettivamente tragica, che però mette anche in particolare risalto un aspetto molto significativo degli “umani” sotto tutte le latitudini, ovvero la loro innata “diffidenza” verso tutto ciò che è ignoto.

Volendo proprio dirla tutta, lo scienziato marziano di Raymond Z. Gallun risulta alla fine molto più “umano”, leale e “fedele” del nostro professor Walters, che, come “esponente”, sia pure in via di metafora, del genere umano, non è che faccia un figurone. Comunque sia, Raymond Z. Gallun era uno scrittore di notevole e sicura perspicacia, e con il suo “Old Faithful” dimostrò anche di conoscere molto a fondo l’animo “umano”, emblematicamente rappresentato dal professor Walters, un concentrato perfetto dell’umana “essenza”, dominata dell’egoismo, poiché, come sentenziò argutamente Leopardi, “Tutto quello che si cede è perduto, posto il sistema dell’egoismo universale” (2).

Note

1) “Raymond Z. Gallun, “Il ‘Vecchio fedele’” (1934), in “I classici della fantascienza”, Libra, 1981.

2) G. Leopardi, “Opere”, a cura di Giovanni Getto, Mursia, 1967, p. 1115.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.