La “Grandeur” di De Gaulle

Quebec Libre

 

 

 

 

 

 

 

Tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60, la Francia visse uno dei suoi momenti più significativi e importanti sia in politica interna che estera. Infatti quegli anni furono dominati dalla potente figura del Generale De Gaulle, che, dopo un periodo di “crisi”, riuscì a tornare al potere in Francia nel 1958. Ciò che colpisce della sua attività politica di quel periodo fu, essenzialmente, la sua politica estera, con la quale il Generale De Gaulle pose la Francia al centro della politica internazionale.

De Gaulle, in effetti, aveva un grandioso disegno in testa, e il suo obiettivo di fondo era quello, come lui stesso ebbe a dire, di mettere la Francia in una posizione dominante nel mondo, cioè a dire “au milieu du monde”. Forse l’obiettivo non fu conseguito dal Generale De Gaulle, ma le decisioni che egli prese in quegli anni furono tutte volte al conseguimento di una posizione preminente della Francia non soltanto in Europa, ma nel mondo intero.
Vediamo, in sintesi , come De Gaulle si mosse sullo scacchiere internazionale in previsione di un’imminente “grandeur” della Francia. De Gaulle puntò a fare anzitutto della Francia una temibile potenza nucleare. Agli inizi degli anni ’60 egli prese accordi precisi in questo senso con l’allora Cancelliere tedesco Erhard, ventilando l’ipotesi dell’uso della bomba atomica da parte della Francia nell’eventualità che la Germania potesse essere attaccata dalla Russia Sovietica.

Questo dato ci permette di individuare come il Generale De Gaulle si mosse in politica estera. Prima di tutto egli attuò una sostanziale riconciliazione con la Germania, dando vita al cosiddetto “Asse Parigi-Bonn”. In secondo luogo, proprio per mantenere la leadership in Europa, il Generale De Galle SI OPPOSE con fermezza all’entrata dell’Inghilterra nell’allora Mercato Comune Europeo, e, terzo punto importanti, De Gaulle si mise in netta rotta di collisione anche con la super-potenza mondiale: gli Stati Uniti, facendo uscire la Francia dalla NATO.

Proprio per tenere gli Stati Uniti in una posizione di scacco, De Gaulle letteralmente “aprì” la Francia ai Paesi Comunisti dell’Est europeo, dette il via alla decolonizzazione, iniziò una fattiva collaborazione della Francia con i paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”, il Medio Oriente e il Canada, puntando sullo slogan “Quebec Libre” (Libero Quebec). Il tutto, come si diceva, fu fatto con l’obiettivo di mettere sia gli Stati Uniti sia l’Inghilterra in una posizione “subalterna” rispetto alla Francia, che doveva risultare, appunto, “au mileu du monde”.

Gli obiettivi ambiziosi di De Gaulle non furono recepiti in Francia con unanime favore, e, al contrario, egli incontrò una fortissima opposizione, che alla fine lo costrinse alle dimissioni agli inizi del 1969. Questi, in sintesi, le azioni che De Gaulle mise in atto nel corso degli anni della “grandeur” francese. Questa sintesi, ovviamente, non può seguire in dettaglio l’attività che De Gaulle perseguì in politica estera tra gli anni ’50 e ’60, ma ancora oggi, un libro fondamentale su queste vicende resta quello di Maurice Vaisse, che intraprese uno studio attento e poderoso sulla politica estera di De Gaulle.
Vaisse, per esempio, dette molto spazio alla “visione” che De Gaulle aveva della Francia, vista sempre in una prospettiva storica dove il suo Paese aveva sempre avuto una posizione di predominio in Europa. In questo senso, De Gaulle faceva continui riferimenti al passato e alla “grandezza” della Francia in Europa e nel mondo.

Per De Gaulle i “rapporti di forza” tra gli Stati erano un dato ineludibile, e la guerra, pur deprecabile, era un “male necessario” per la grandezza di una nazione, se essa puntava ad essere sempre ai vertici della scena mondiale. Per questo De Gaulle volle assolutamente che la Francia non dipendesse da nessun altro Stato, per cui l’ “Indipendenza” della Francia (“l’indépendance National”) diventava per lui un “imperativo categorico”, che, a suo parere, era altresì foriero di uno stato di pace tra le Nazioni.
Per raggiungere tali obiettivi, secondo De Gaulle, era necessario anche un rafforzamento interno dello Stato, e il Presidente doveva possedere poteri tali da “dettare” la politica estera della Nazione senza eccessivi intralci. Egli inoltre volle con fermezza una moneta interna forte, che fosse pressoché “convertibile” a livello mondiale, nonché un esercito altrettanto forte, che permettesse alla Francia di “fare una guerra” da una posizione di forza, “se ci fosse stata una guerra”.

Inoltre, nonostante la Francia avesse un grosso impero coloniale e un’eredità storica da salvaguardare, De Galle volle assolutamente “sganciare” la Francia ( “il est resulu à dégager la France”) da un grosso peso, che minacciava anche gli equilibri interni del Paese (1).

Gli anni di De Gaulle finirono alla metà del 1969, cioè qualche tempo dopo il “grande ‘68” francese. Il cambiamento ci fu, e fu radicale, ma non nei modi in cui il Generale De Gaulle l’avrebbe auspicato.
Nota

1) M. Vaïsse, “La Grandeur: Politique étrangère du général de Gaulle (1958-1969)”, Paris, Fayard, 1998.

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.