La “storia arcana” di Giustiniano e Teodora

teodora

 

Giustiniano, succeduto a Giustino nella “Pars Orientis” dell’Impero Romano nel 527,  era un “accentratore”, nel senso che egli voleva fare in modo che ogni forza politica, sociale, culturale ed economica fosse ben inserita dentro le maglie dello Stato. In questo senso, il “duetto” Giustiniano-Teodora fu in molti casi vincente, perché i due agivano in perfetta sintonia di intenti (lo Stato innanzi tutto), anche se, all’esterno, essi potevano apparire in contrasto tra di loro. il “giochetto” messo in atto da Giustiniano e Teodora per controllare le forze sociali quasi sempre in contrasto tra di loro ci è stato svelato da  Procopio di Cesarea, che nella sua Storia Arcana (o Storia Segreta) ci erudisce sulla strategia messa in campo dall’imperatore Giustiniano e da sua moglie.

 

Venendo a discorrere intorno a  Teodora e suo marito, l’imperatore Giustiniano,  Procopio afferma per tutta la vita essi agirono sempre di comune accordo. Tuttavia, a parere di Procopio, per parecchio tempo tutti gli osservatori esterni ebbero la netta impressione che le loro volontà fossero in contrasto; ma poi fu chiaro a tutti che lo facevano di proposito: essi, insomma, fingevano con l’obiettivo di creare artatamente nei propri sudditi pareri discordi su di loro, per fare in modo che essi non fossero uniti nell’idea  di una possibile rivolta.

 

I due, continua Procopio,  iniziarono con le controversie tra i cristiani, che facevano di tutto per inasprire sempre di più, schierandosi l’uno da una parte e l’altra con la parte avversa, riuscendo così a portare i cristiani ad una divisione pressoché assoluta. Molto spesso, dunque, nell’esercizio del potere Giustiniano e Teodora fingevano apposta di essere di pareri contrastanti su tutto. Quando insorgevano cause civili, Giustiniano si schierava apertamente con un contendente, e Teodora con l’altro; e molto spesso andava a finire che vinceva la causa quello che aveva torto; in questa maniera però lo Stato (cioè Giustiniano e Teodora)  intascavano la maggior parte del denaro per cui era  insorta la causa. Per molto tempo, pertanto, i due, sempre d’accordo tra di loro, ma in disaccordo agli occhi del mondo, disorientarono letteralmente i loro sudditi, e seppero così mantenersi ben saldi e sicuri sul trono (Procopio di Cesarea).

 

Procopio, nato probabilmente verso la fine del V secolo d.C., e morto nel 565, fu un alto funzionario della burocrazia bizantina, storico del regime e fatto senatore dallo stesso Giustiniano,  non ci offre  un quadro particolarmente edificante dell’imperatore  e di sua moglie Teodora, anche (e soprattutto) perché i due, nella loro tensione statalista a voler tutto controllare, “saltavano” a piè pari l’antica burocrazia, che godeva di enormi privilegi,  permettendo ai sudditi di potersi rivolgere negli affari “in ultima istanza” alla figura dell’imperatore, divenuto l’ultimo baluardo e l’assoluto  “garante” della giustizia e della legge.

 

 

Giustiniano riuscì a tanto  dopo, naturalmente, avere infiacchito “anche” la burocrazia, insinuando tra i suoi membri il malcontento, la discordia, e non solo. La burocrazia fu in effetti molto indebolita, perché fu tolta ad essa l’insindacabilità delle decisioni prese, che potevano invece, con la riforma giustinianea, essere messe sempre in crisi da un’autorità superiore, fino ad arrivare al sovrano stesso. Giustiniano, in sostanza, era un fervente sostenitore del divide et impera, e, in fondo, Procopio di Cesarea non aveva tutti i torti, perché se c’era una cosa “vera” riguardo Giustiniano, era quella per cui egli tese a costruire uno stato assoluto, assoluto padrone della società e di tutti i suoi sudditi.

 

Diamo qui il passo brevemente riassunto sopra nella traduzione del Cav. Compagnoni:

 

“Ora esporremo in compendio quello che da lei e dal marito fu fatto, giacché nella condotta degli affari tutto fu comune ad entrambi; ancorché per molto tempo ed assai studiosamente cercassero di far credere a tutti di avere avute opinioni diverse e contrarie cure. Ché finalmente s’ebbe a toccar con mano qualmente essi a bella posta adottarono questa specie di simulazione, perché i sudditi avendo d’essi incerta opinione, non fossero tratti a sedizione; e di ciò vi potrebbe essere stato pericolo se li avessero creduti nelle loro risoluzioni d’accordo. Da principio adunque così fingendo i Cristiani ingannarono, gli uni già dagli altri discordi, e nelle quistioni, ond’erano tra loro divisi […] Nelle cause civili, per simulazione pur anche,  uno essi favoriva ad uno de litiganti, e l’altro all’altro: da  ciò veniva che quegli vincesse la causa che avea meno; ragione e così i principi guadagnavano la maggior parte di ciò di che litigavasi  […] Con queste, arti d’accordo fra di loro,  e palesemente mostrandosi in aperta discordia, gli animi de’ sudditi traendo a diversi concetti, più saldamente si assicurarono nella loro tirannide” (Procopio di Cesarea).

 

Non c’è che dire: checché avesse spinto Procopio a scrivere la sua “Historia arcana”, egli ci ha tramandato il ritratto di due belle sagome di imperatori, con Teodora che fu, in certi casi, la vera eminenza grigia di quell’incredibile matrimonio, che vide l’unione di un membro della casa reale, erede al trono, con una ballerina. Per permettere al nipote di sposare Teodora, Giustino cambiò addirittura la legge.

 

E quel matrimonio si mostrò inossidabile.

 

 

Fonte:

 

Opere di Procopio di Cesarea: Storia Segreta, a cura del Cav. Compagnoni, Milano, Sonzogno, 1828,  pp. 101-103.

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.