La tradizione di Cicerone

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Cominciamo a discutere intorno alla tradizione dei testi di Cicerone partendo dall’arte oratoria, che, come disse a suo tempo Marmorale, “per studiata costruzione di periodo, per sapiente disposizione delle parti, per ‘pathos’, nessuno nell’antichità poté superarlo”.

I codici che ci hanno conservato le opere oratorie di Cicerone sono parecchi e si trovano disseminati in svariate biblioteche d’Italia e d’Europa. Nessuno di questi codici è “completo”, ovvero contiene tutte le opere di Cicerone. I codici più significativi delle orazioni sono comunque il “Cluniacensis 498”, il “Laurentianus 48, 26” e il “Parisinus 14749”.

Per le opere di retorica, le più importanti [ “De Oratore”, “De Inventione”, “Orator”, “Brutus” e la “Rhetorica ad Herennium”] erano contenute nel cosiddetto codice “Laudensis”, così chiamato perché fu scoperto nella Cattedrale di Lodi nella seconda metà del XV secolo dal Vescovo Gerardo Landriani. Questo codice, veramente importante, è andato però perduto, come accadeva spesso, per ragioni varie, tra cui le più comuni erano gli incendi degli archivi. Per fortuna, da questo codice fondamentale furono tratte svariate copie dei testi ciceroniani, anche se parziali, che sono conservate nel codice “Fiorentino Nazionale” e nel codice “Vaticano 2901”.

Le “Epistole” di Cicerone furono conservate nel “Laurentianus 49.9” [Firenze] , che risale al IX-X secolo e contiene le epistole “Ad Familiares”, mentre il codice “Laurenziano 18” contiene tutte le altre. Petrarca, il “primo” degli umanisti, aveva a suo tempo scoperto un codice delle Epistole di Cicerone, e l’aveva anche copiato. Tuttavia, sia il codice sia la copia sono andati entrambi perduti. Aggiungiamo che nel Medioevo nessuno conosceva le Epistole di Cicerone. Esse furono scoperte in gran parte proprio da Petrarca. Coluccio Salutati scoprì invece le “Ad Familiares”.

Tra i codici più importanti che contengono, sia pur parzialmente, le opere filosofiche di Cicerone, da menzionare è il “Leidensis Vossianus 84” [ IX secolo] ed il “Leidensis Vossianus 86” [X secolo] (Biblioteca di Leida). Questi due codici conservarono il “De Natura Deorum”, il “De Fato”, i “Paradoxa”, il “De Legibus” e altre opere.

Concludiamo con l’osservazione che “tutte” le opere di Cicerone ebbero una prima edizione a stampa a Milano, intorno al 1498-1499 in quattro volumi, per opera di Alessandro Minuziano . La stessa fu ristampata a Parma nel 1511 da Badio Assenzio, e una terza stampa fu dovuta al Manuzio nel 1519-1520.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.