Il lancio della stampella e Il giorno dello sciacallo

Nella Notizia de’ vocaboli ecclesiastici, del secentesco Canonico viterbense Domenico Magri Maltese,  leggiamo: “Croccia [=Gruccia]. Stampella da appoggiarsi, detta ancor al presente in alcuni paesi con il medesimo vocabolo: Quod nisi baculorum sustentaculo, quae crucciae dicuntur vulgariter, non poterat ambulare [Se non c’è il sostegno dei bastoni, volgarmente detti grucce e stampelle, nessuno  [Sott. “che sia zoppo”] riesce a camminare] (1).

 

Da tempo immemorabile, or dunque, è noto che l’uso della stampella è cosa fondamentale a reggersi in piedi e ad “ambulare”, come diceva l’Illustre Canonico di Viterbo. In ambito sportivo, assistiamo a una variegata molteplicità di attività ludiche: c’è, per esempio, il lancio del disco, il lancio del peso, il lancio del martello, e, nel calcio, il lancio della monetina, quando due squadre hanno dimostrato un’eguaglianza sì totale e assoluta  che l’arbitro e i regolamenti calcistici altro non trovano di meglio se non affidarsi al caso, come accade di norma col lancio dei dadi.

 

Tra tanta variegata qualità e quantità di “lanci”, giammai però troveremmo il lancio della stampella. Esso sport sarebbe infatti inapplicabile, poiché l’atleta, dopo il lancio, cadrebbe rovinosamente a terra, con grave nocumento per la propria integrità fisica.

 

“Ma dove vuoi arrivare con siffatto preambolo, o perfido e iniquo?”, qualcuno potrebbe dire.

 

E’ presto detto.

In un sistema proporzionale come il nostro, nessuno, ma proprio nessuno, riesce a governare in solitudine. Il partito a capo  del futuro governo avrà bisogno, per governare, di un partito alleato, sia esso pur minimo. Potremmo dire che il “grosso” partito di governo avrà necessariamente bisogno d’una stampella. In genere, i grossi partiti saggiano in anticipo quale alleato potrebbe fungere da stampella, e con esso si stabiliscono dei patti.

 

Il partito-stampella farà le sue brave rivendicazioni, segnandole punto per punto. Allorché, dopo defatiganti incontri al vertice, tra bar e ristoranti, s’arriverà al punto d’equilibrio, l’alleanza sarà statuita. Tutto potrebbe filare liscio se, e soltanto se, il partito più grosso e la stampella “onorassero” i propri impegni. Se però, come spesso è accaduto nella storia d’Italia, il partito –stampella, oltre ad ottenere quanto previsto dagli accordi iniziali, cominciasse  a “pretendere” altri provvedimenti governativi per le più svariate ragioni, le cose principierebbero a complicarsi.

 

Il partito più grosso, pur di non perdere la propria stampella, facendo così cadere rovinosamente a terra il Governo, potrebbe cedere alla pressione della stampella stessa. Magari potrebbe cedere e concedere una volta, due volte, tre volte, persino quattro volte. Alla quinta, come colto dalle furie vendicatrici,  esso partito (grosso) di governo,  sbuffando come un mantice, potrebbe “lanciare” la stampella lungi da sé.

 

 

Allora s’aprirebbe una “crisi di governo”. Se non c’è pronta all’uopo una novella stampella a puntellare il Governo, esso cade: si rifanno nuove elezioni e così via discorrendo.

 

A lungo andare, gli osservatori ri-parleranno di nuovo della “solita” ingovernabilità dell’Italia, la Borsa comincerà a dire la sua, e, come dicono gli esperti, a “fibrillare”; l’Europa canterà la solfa del “te l’avevo detto io”, e così via. Ergo, in un sistema proporzionale basato sulle alleanze, il lancio della stampella è uno sport da cui ne consegue l’ingovernabilità del paese. Su questo punto mi limiterò a citare i dotti studi di M. Taylor e Val M. Herman, dedicati a Sistemi politici e stabilità di governo (2). Dopo la risoluzione di formule matematiche assai complesse, i due studiosi arrivarono alla determinazione di vari e importanti assiomi, di cui faccio qui ampia relazione. Primo  assioma:

 

“La stabilità governativa è correlata negativamente con il numero dei partiti che hanno seggi in  parlamento”.

 

Riguardo poi alle coalizioni di governo, assumeremo per probabile anche quest’altro assioma:

 

“La stabilità governativa è correlata negativamente con il numero dei partiti al governo.

 

L’ assioma è “corroborato” da quest’altro:

 

“La stabilità governativa è correlata negativamente con il frazionamento governativo”.

 

Volgarizzando: più stampelle sostengono il governo, più possibilità ci sono che tali stampelle scivolino via e il governo si trovi seduto per terra.

 

Per converso, il lancio della stampella è sport variamente supportato et laudato con voli pindarici  dalle opposizioni, che spesso si “lanciano” esse medesime come un sol uomo a raccogliere prestamente la stampella lanciara inopinatamente al vento.  Con il partito d’opposizione essa formerà una novella alleanza,  probabilmente insieme con altre stampelle, perché nella vita (politica) non si sa mai.  Di qui il fatto che il Bel Paese letteralmente brulica d’innumerevoli  stampelle, pronte a sostenere chi dovesse trovarsi nelle bisogne.

 

Intendiamoci: in un sistema democratico il ruolo dell’opposizione è fondamentale; ma,  riguardo alla “governabilità”, ci dobbiamo confrontare con assiomi diversificati e tutti di segno negativo. Cosicché, M. Taylor e Val M. Herman ci avvertono premurosi:

 

“La stabilità governativa è correlata negativamente con il numero dei partiti d’opposizione”.

 

“La stabilità governativa è correlata negativamente con il frazionamento dei partiti d’opposizione”.

 

A rendere ancor più problematica la stabilità, non c’è poi soltanto  il disaccordo ideologico (che non è poi così esiziale) quanto  il disaccordo “interno” di partiti che, più o meno, la pensano allo stesso modo (disaccordo nominale), nonché  la presenza di partiti anti-sistema.

 

Secondo quanto enunciato sopra, ne seguono corollari tutt’altro che di poco momento:

 

“Il disaccordo puramente nominale tra i partiti  ha più effetto sulla stabilità governativa che il disaccordo ideologico”.

Da cui ne discende il corollario:

“La stabilità governativa è correlata negativamente con il frazionamento dei partiti pro-sistema”.

 

Benissimo.

 

Adesso però dobbiamo fare i conti anche con i partiti anti-sistema. Da cui ne discende il seguente assioma:

 

“La stabilità governativa è correlata negativamente con la percentuale dei seggi conseguiti complessivamente dai partiti anti-sistema”.

 

Insomma, in una siffatta situazione, e per chiunque vada al governo, il lancio della stampella sarà sport assolutamente proibito, non tanto dalla pur sempre dura  Lex, quanto dalle legge di gravità, poiché  la rovinosa caduta a terra sarebbe  assolutamente garantita. Schiacciati nella morsa tra partiti anti-sistema e frammentazione dei partiti pro-sistema, i governi crolleranno pesantemente a terra sotto un fuoco incrociato. Sicché quelle stampelle, che, all’apparenza sembravano innocue,  si riveleranno poi essere cose molto diverse.

 

Un po’ come la stampella del protagonista del film di Fred Zinnemann  Il giorno dello sciacallo (The Day Of The Jackal, 1973), dove  ciò che sembrava una stampella era invece  un micidiale fucile di precisione.

 

Note

1)      Notizia de’ vocaboli ecclesiastici: con la dichiaratione delle ceremonie …  . Raccolta da Domenico Magri Maltese. Canonico Teologo della Catedrale [sic] di Viterbo, In Roma, a spese di Gio: Casoni, MDCLXIX [1619], p. 547.

2)      M. Taylor & Val M. Herman, “Sistemi politici e stabilità di governo”, in Partiti e gruppi di pressione, a cura di D. Fisichella, Bologna, il Mulino, 1972, p. 227, 229, 230-231, 238 e 240.

 

 

 

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.