Esiodo
Esiodo nacque forse a Cuma, città eolia dell’ Asia minore. Egli era chiamato anche “Ascreo” perché, a quanto è dato sapere, Esiodo ebbe la sua prima educazione ad Ascra. A lui sono attribuiti un poema morale ed economico intitolato “Le Opere e i Giorni”, ma anche una “Teogonia” e un frammento di un’ opera epico-genealogica. “Le Opere e Giorni” è una collezione di precetti di morale pratica e di economia rurale. Questo poema è di grande semplicità e la sua importanza è data dalla sua antichità, che ci ha tramandato un documento poetico capace di farci intendere appieno lo spirito semplice dei tempi più antichi della Grecia.
La “Teogonia” narra invece la generazione degli Dei, prendendo le mosse dal caos. La “Teogonia” è una rilevante testimonianza delle più antiche opinioni dei Greci intorno all’ origine del cielo e della terra, e altresì uno dei primi tentativi di spiegare l’esistenza del mondo fisico e dell’uomo. Probabilmente fu opera di Esiodo anche “Lo Scudo di Ercole”, di cui ci è stato tramandato un frammento, che forse voleva imitare la descrizione dello scudo di Achille in Omero. Esiodo, come Omero, scrisse nell’antico dialetto ionio.
Nelle “Opere e i giorni”, tra le altre perle di saggezza, Esiodo si soffermò sulla differenza tra i giorni sfortunati e quelli che sono di buon auspicio, sottolineando che “il trentesimo giorno di ogni mese è sicuramente il migliore”.
Orfeo
Il Poeta Orfeo, il mitico e antichissimo poeta greco, fu definito poeta, cantore, sacerdote, maestro popolare, medico, sapiente, naturalista, giudice e fondatore di un culto segreto , i cosiddetti “misteri Orfici”. Orfeo fu discepolo di Lino e nacque a Libetra, nella Tracia, più di mille anni prima dell’era cristiana. Gli antichi furono letteralmente ammirati dalla forza e dalla maestà promananti delle poesie orfiche, espressione solenne della maestà delle divinità. I “Poemi Orfici” si presentano in genere come una invocazione e una preghiera per invitare la divinità a discendere sull’altare e a mostrarsi clemente e propizia verso gli uomini. Ad Orfeo furono attribuite anche le “Argonautiche”, un poema storico sulla spedizione degli Argonauti, sparso di una varietà consistente di divagazioni mitologiche. Il poema fu attribuito ad Orfeo perché la tradizione narrava che il poeta fece parte della famosa spedizione degli Argonauti, alla ricerca del cosiddetto “Vello d’Oro”.
La Commedia Greca Antica e i suoi caratteri peculiari
La commedia dei Greci ebbe un’ origine comune con la tragedia. La Commedia nacque dai ditirambi che si cantavano nelle feste di Bacco, ed era caratterizzata da una grande libertà espressiva. I poeti della cosiddetta “Commedia Antica” approfittarono dell’antico privilegio di una libertà pressoché assoluta per dare sfogo alla loro immaginazione nonché allo spirito satirico più mordace, specialmente contro la politica e gli uomini politici, senza peraltro avere limiti di carattere religioso. Nessuno, neppure i cittadini più eminenti, che godevano del più alto prestigio sociale, seppero sfuggire alla frusta della satira della commedia, in cui si mettevano in vista i difetti dei politici, offerti al popolo come argomento di motteggio. Fino a quando il regime democratico ad Atene “resistette”, la libertà della “Commedia Antica” fu pressoché assoluta, espressione essenziale della politica libertà.
La Commedia Antica ed Aristofane
Fra tutti gli scrittori comici, il più interessante fu Aristofane, nato ad Atene intorno al 420 a. C. Delle sessanta commedie da lui composte non ce ne rimangono che dieci-undici intere ( “Pluto”, “Le Nubi”, “I Cavalieri”, “Gli Acarnesi “, “Le Vespe”, “Gli Uccelli”, “La Pace”, “Lisistrata” e “Le Rane”). Esse ci offrono un quadro fedele dei costumi degli Ateniesi di quei tempi ed avevano quasi sempre uno scopo politico, tramandandoci anche informandoci essenziali sulla condizione di Atene nel periodo della Guerra del Peloponneso. Aristofane godette di eccezionale stima presso i contemporanei , per essersi sempre battuto per la giustizia e la verità, rivelando i difetti dei governi, e sferzando con insolito coraggio i vizi dei cosiddetti demagoghi.
La commedia antica fu pertanto strettamente collegata alla libertà democratica degli Ateniesi, ed essa decadde con la fine del governo democratico. Dopo la guerra del Peloponneso, i cosiddetti “Trenta Tiranni” s’ impadronirono del governo di Atene, e temendo lo spirito satirico della “Commedia Antica”, che attaccava tutti senza alcuna distinzione di classe sociale, i “Trenta Tiranni”, ovviamente, vietarono con un’ apposita legge che gli uomini politici potessero essere esposti al ridicolo sulle scene del teatro. La commedia fu pertanto obbligata a trattare dei vizi e delle virtù dell’uomo secondo modalità estremamente generiche. Questa tipo di commedia alquanto edulcorata e di “transizione” fu chiamata “Commedia di Mezzo”, e la satira fu sicuramente meno personale. Tuttavia, anche la “Commedia di Mezzo” conservò, specialmente nei “Cori”, qualche traccia della sua indole primitiva, caratterizzata da grande mordacità ironico-satirica.
Perle di saggezza
Erodoto, Creso e Tallo
Il grande storico Greco Erodoto raccontava che Solone, dopo aver dato sagge leggi alla sua città, partì per un lungo viaggio, arrivando fino a Sardi, dove entrò nelle grazie del ricchissimo Creso. Un giorno Creso, per fare sfoggio delle sue ricchezze, portò Solone a vedere i suoi immensi tesori, e poi gli disse:
“Conosci qualcuno più felice di me?”.
Solone, anziché adulare Creso, rispose: “Ho conosciuto un uomo veramente felice, che si chiamava Tello, ed era Ateniese”.
“E perché dici che Tello fu veramente felice?”, ribatté Creso.
“Perché Tello fu un marito e un padre amoroso, ebbe molti figli e nipoti, e poi morì gloriosamente in battaglia, onorato da tutti i suoi concittadini. Al contrario, ho conosciuto molti ricchi, che poi sono finiti in miseria”.