Leviatano

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Hobbes fu un filosofo di un cinismo esasperante, ma sapeva dire qualche verità molto interessante. Per Hobbes non esiste una felicità “ assoluta” e “ultima”, che appaghi tutti i nostri desideri; infatti il piacere nasce dalla tensione del “movimento vitale” verso ciò che esso gradisce; ma se questa felicità appagasse “definitivamente” i nostri desideri, con ciò cesserebbe anche ogni “tensione” e, di conseguenza, il succitato “movimento vitale”, e con esso anche il godimento, e, pertanto, la stessa “felicità”. Secondo Hobbes, godere (e pertanto “essere felici”) significa, semplicemente, “continuare a desiderare”.

Un’altra perla di Hobbes è quella secondo cui l’egoismo è il “fondamento” di tutte le nostre azioni [nozione moooolto difficile da confutare] (1). L’egoismo nascerebbe non tanto dal desiderio di raggiungere un “piacere più intenso”, quanto dalla semplice constatazione che “non è possibile” conservare il piacere presente senza tendere al tempo stesso a raggiungere un altro piacere. Anche l’altruismo, secondo Hobbes, deriva dall’egoismo, e altro non è se non un suo “surrogato”. Infatti, dice perfidamente Hobbes, noi ci addoloriamo delle sventure altrui in quanto pensiamo che esse potrebbero capitare a noi. Pertanto, noi “amiamo” gli altri solo per la soddisfazione di sentirci in grado di aiutarli.

E le famose umane “passioni”? Altro non sono che “un puro e semplice movimento delle molecole”, ovvero di “particelle” assolutamente “materiali”, che nulla hanno a che fare con il celeberrimo “spirito”, di cui spesso si parla e si “sparla” a vanvera.

Infine, Hobbes ci regala anche qualche chicca riguardo lo Stato. Diciamo subito che Hobbes ha strane idee circa l’ “educazione” dei giovani (e degli adulti). Per Hobbes, lo Stato, oltre a salvaguardare i cittadini, ha il compito fondamentale di educarli. Ma questo compito deve essere espletato con la forza. Di conseguenza, il “diritto” dello Stato è “Assoluto” (“absolutus”, sciolto da qualsiasi vincolo), e al tempo stesso le decisioni dello Stato sono “irrevocabili”, perché solo così esso può, effettivamente, esplicare le proprie funzioni. Parallelamente, Hobbes afferma che tutto il bene di cui può godere un cittadino deriva dallo Stato.

Concludiamo. Secondo Hobbes lo Stato è un “Dio in Terra”, o usando la sua nota espressione, esso è il “Leviatano”, il cui corpo gigantesco è costituito di innumerevoli individui. Se c’è qualcuno in grado di obiettare qualcosa ad Hobbes, si faccia pure avanti. Poi vedremo.

Nota

1) Si fa notare che Hobbes è il convinto assertore del seguente concetto: “Homo homini lupus”. Che è la “formula” che esprime al meglio la condizione “egoistica” delll’uomo, “allo stato di natura”. Traduciamo. “Ogni uomo è ‘lupo’ per gli altri uomini”. Fuori di metafora: “L’uomo è nemico agli altri uomini”. Non c’è che dire. Hobbes era di una chiarezza cristallina. Comunque Hobbes era un vero è proprio “magazzino” di aforismi che hanno a che fare con l’egoismo umano. Sentiamo questa: “Bellum omnium contra omnes” [La guerra di tutti contro tutti]. Non male. Un altro detto: “Cupiditas Naturalis”= la “naturale” umana cupidigia. Comunque, il lessico di Hobbes lascia anche qualche “spiraglio” alla speranza. Due “spiragli”. “Pacta standum” ( Cerchiamo di stare ai patti, per piacere!) e “Pax est quaerenda” ( Cerchiamo anche la pace! Se possibile). Una bella sagoma, questo Hobbes.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.