Maddecheaò? Il Silenzio della Legge

I gruppi d’imberbi  agli onori delle cronache per le loro “ragazzate”, mi portano a pensare che qualcuno oggi, avendo per la testa idee non chiarissime intorno al concetto di Stato liberale e democratico, ritenga che, poiché siamo in democrazia, uno sia libero di fare quel che gli pare, come s’ancora si vivesse in quel libero e spensierato Stato di Natura di cui ci parlarono  illustri filosofi illuministi.

 

Essi, gli imberbi, intendo, non sospettano che lo Stato di Natura appartiene ormai alla mitologia, e che  qualcuno lo  ha sostituito con l’idea balzana d’uno Stato democratico liberale dove, almeno teoricamente, dovrebbe essere invalsa l’ idea che i più  dotti tra i giuristi definiscono certezza del diritto. Essa certezza (del diritto) ci assicura la tutela della sicurezza individuale di tutti i membri di uno Stato.

 

La certezza del diritto inoltre prevede che  certi comportamenti contro l’individuo siano perseguiti come reato, e come tali sanzionabili con le pene previste dalle leggi per quel tipo di reato. Comunque sia, tanta incertezza, ci porta, per ragioni diciamo così didattiche, a rivisitare uno dei cardini del pensiero liberale, ossia la summenzionata certezza del diritto.

 

Per non farla troppo lunga, non corrisponde a realtà l’ipotesi che ancora oggi sembra ventilarsi da taluni,  secondo la cui opinione molto personale del concetto di democrazia,  posso fare quel che mi pare, tanto siamo in democrazia. No. Quel bellimbusto di Hobbes, che pure fu follower sfegatato dell’assolutismo, tra le righe, e forse colto da raptus,  spiegò anche in cosa consista la mitica libertà all’interno di uno Stato organizzato. Egli or dunque scrisse e affermò il seguente assioma, che riporterò in lingua originale, in modo da non dare adito a dubbi :

 

“As for other liberties, they depend on the Silence of the Law. In cases where the Sovereign has prescribed no Rule, there the Subject hath the Liberty to do, or forbear, according to his own Discretion.”

 

L’inglese di Hobbes è elementare:

 

“Venendo alle altre libertà, esse dipendono dal Silenzio della Legge.  Nel caso  in cui il Re-Sovrano non abbia emanato alcuna regola, ecco che il Suddito ha la piena libertà di fare, o anche di non fare, quello che gli pare”.

 

Ciò costituisce uno dei cardini anche del pensiero liberale, per cui nessuno di noi può essere punito se l’azione commessa non è prevista come reato dalla legge. Ecco dove sta la democrazia: faccio quel che mi pare ma, e soltanto ma, nell’ambito delle cose lecite, che cioè si possono fare.

 

Nel caso però di aggressione verso un altro individuo, non ascolteremo il Silenzio assordante della Legge. No, la Legge  non se ne sta  in silenzio, ma ti dice che hai commesso un reato, e che per questo te ne dovresti stare in galera.

 

Ma che cosa risponderebbe Lorenzo a propria discolpa (vi ricordate di Lorenzo, prototipo dell’inavvedutezza giovanile,  magnificamente interpretato da Corrado Guzzanti)?

 

Lorenzo probabilmente risponderebbe:

 

Maddecheaò? Mica lo sapevo. Mi credevo ch’a legge se ne fosse annata  ’n  vacanza,  Ahò!”.

E poi:

“Ce vanno tutti  ’n vacanza, ce vanno. Nunn’è vero?”.

 

Mica tanto vero, caro Lorenzo, che “ce vanno tutti  ’n vacanza”. C’è chi resta a casa, qualcun altro ai “domiciliari”, e chi, infine, in  “Stato di Fermo”.

 

 

Nota

The Moral and Political Works of Thomas Hobbes, London, Printed in the Year MDCCL [1750], p. 193.

 

 

 

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.