Marinetti e la pastasciutta

Pastasciutta
Il Futurismo e Marinetti costituiscono un binomio inscindibile, ed è quasi pleonastico osservare che Marinetti “è” il Futurismo. Datosi che il Futurismo è forse tra le Avanguardie del primo Novecento la più “simpatica” di tutte, per le trovate pirotecniche che il suo mentore seppe escogitare per pubblicizzare il suo movimento, è  evidente che, quando egli sbagliava il tiro, il tutto si riverberava negativamente sul movimento stesso. Anche se il Futurismo partì dalla Francia e da Parigi, ottima cassa di risonanza per qualsivoglia avanguardia che volesse farsi conoscere nel mondo, Marinetti (cioè il Futurismo)  era italiano. Pertanto, quando Marinetti, ne “La cucina futurista”, si scagliò contro la pastasciutta, fece un clamoroso autogol, perché, se c’è un piatto “sacro” agli italiani questo è proprio  la pastasciutta.

Le reazioni dei contemporanei di fronte all’attacco proditorio di Marinetti contro la pastasciutta furono contrastanti,  ma,  dal mio punto di vista, sotto l’aspetto strettamente culinario, la presunta rivoluzione “cucinaria” (sic) del Marinetti mi ha fatto l’effetto di una sgradevole indigestione. Secondo il guru del Futurismo, la pastasciutta sarebbe da evitare perché renderebbe tristi, malinconici ed infelici. Questo dato mi è assolutamente sconosciuto, ma per essere del tutto corretti, citerò le clamorose asserzioni del Marinetti.

In via preliminare Marinetti si era deciso a scrivere di cucina soprattutto per galvanizzare e rendere più dinamica la razza italica:

“Contrariamente alle critiche lanciate e a quelle prevedibili, la rivoluzione cucinaria (sic) futurista, illustrata in questo volume, si propone lo scopo alto, nobile ed utile a tutti di modificare radicalmente l’alimentazione della nostra razza, fortificandola, dinamizzandola e spiritualizzandola con nuovissime vivande in cui l’esperienza, l’intelligenza e la fantasia sostituiscano economicamente la quantità, la banalità, la ripetizione e il costo. Questa nostra cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità, sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa : essa invece vuole finalmente creare un’armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani” (p.4).

Ma veniamo all’attacco contro la pastasciutta:

“Marinetti, invitato a parlare davanti a un ricevitore della Radio disposto sulla tavola tra  ruotelle tempiste di carciofi  e  pioggia di zuccheri filati, disse:

‘Vi annuncio il prossimo lanciamento della cucina futurista per il rinnovamento totale del sistema alimentare italiano, da rendere al più presto adatto alle necessità dei nuovi sforzi eroici e dinamici imposti alla razza. La cucina futurista sarà liberata dalla vecchia ossessione del volume e del peso e avrà, per uno dei suoi principi, l’abolizione della pastasciutta. La pastasciutta, per quanto gradita al palato, è una vivanda passatista perché appesantisce, abbruttisce, illude sulla sua capacità nutritiva, rende scettici, lenti, pessimisti. È d’altra parte patriottico favorire in sostituzione il riso’ ”.

A me piace il riso, ma non per questo mi sento meno “patriota” e italiano quando mangio la pastasciutta. Chissà poi perché sarebbe più “patriottico” mangiare il riso! Misteri d’una mente eccelsa quale quella di Marinetti.

Ma veniamo alle “reazioni” del pubblico di allora:

“ Questo discorso suscitò tra i convitati applausi folli e torbide irritazioni. Marinetti sfidò le ironie precisando il suo pensiero. All’indomani su tutti i giornali scoppiò una polemica violentissima alla quale parteciparono tutte le categorie sociali, dalle signore, ai cuochi, ai letterati, agli astronomi, ai medici, agli scugnizzi, alle balie, ai soldati, ai contadini, agli scaricatori del porto. Ogni volta che in qualsiasi ristorante, osteria o casa d’Italia veniva servita la pastasciutta, erano intrecci immediati di interminabili discussioni” (pp.23-24).

Ma seguiamo ancora Marinetti nella sua invettiva contro la pastasciutta:

“Convinti che nella probabile conflagrazione futura vincerà il popolo più agile, più scattante, noi futuristi dopo avere agilizzato la letteratura mondiale con le parole in libertà e lo stile simultaneo, svuotato il teatro della noia mediante sintesi alogiche a sorpresa e drammi di oggetti inanimati, immensificato (sic) la plastica con l’antirealismo, creato lo splendore geometrico archi tettonico senza decorativismo, la cinematografia e la fotografia astratte, stabiliamo ora il nutrimento adatto ad una vita sempre più aerea e veloce.
Crediamo anzitutto necessaria:
L’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana” (pp. 26-27).

Bene. E con cosa sostituirebbe la pastasciutta lo scattante Marinetti? Per esempio, con il “Carneplastico”:

“Il Carneplastico creato dal pittore futurista Fillìa, interpretazione sintetica dei paesaggi italiani, è composto di una grande polpetta cilindrica di carne di vitello arrostita ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte. Questo cilindro disposto verticalmente nel centro del piatto, è coronato da uno spessore di miele e sostenuto alla base da un anello di salsiccia che poggia su tre sfere dorate di carne di pollo” (p. 32).

Benissimo. Sarò anche un turpe passatista, però direi che il “carneplastico” se lo possono bellamente mangiare i nipoti di Marinetti, essendo io sempre fortemente legato all’ “assurda religione gastronomica italiana”.

Come avrebbe detto il non mai abbastanza lodato Alberto Sordi, il “carneplastico” lo diamo al gatto, o, in sostituzione, al sorcio.

Fonte:

F.T. Marinetti e Fillìa, La cucina futurista, Casa Editrice Sonzogno, Milano, 1932, pp. 4, 23-24, 26-27, 32.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.