Romanticismo. Italia

Italia Medievale

Molto del Romanticismo tedesco rifluì anche in Italia. Il Romanticismo Italiano si affermò con la diatriba tra classici e romantici sulla “Biblioteca Italiana” e con la “Lettera Semiseria” di Giovanni Berchet, che si fece banditore di una letteratura ispirata a sentimenti popolari, alla volontà di dar vita a una nazione Italiana: in questo senso l’ufficio primario della letteratura è quello di esaltare i sentimenti popolari ispirati al cri-stianesimo e delle tradizioni popolari, per guidare il popolo verso il conseguimento di una forte coscienza nazionale: qui, come si può vedere, Romanticismo e Risorgimento tendono a coincidere.

Concetti simili furono poi ribaditi dal “Conciliatore”, che si fece interprete della nuova idea di nazione e della letteratura intesa come qualcosa di utile, incentrata in modo particolare sull’idea di patria. Ideale religioso e ideale nazionale furono i perni su cui girò tutto il Romanticismo Italiano.

Molto interessanti sono parse le considerazioni di Asor Rosa sull’argomento, espresse nella sua “Sintesi”. Le idee romantiche si fecero strada, afferma il critico, specialmente nell’ambiente milanese e lombardo, già per conto suo preparato ad accogliere determinate soluzioni in forza del precedente credo illuminista, che nella Lombardia ebbe largo seguito fra la nobiltà e gli intellettuali. Qui, ad esempio, non fece fatica alcuna ad attecchire e ad essere esaltato il nuovo sentimento religioso, in quanto la fede cattolica era da sempre rimasta nelle famiglie ed era considerata un patrimonio difficilmente discutibile.

Più radicale ancora di Asor Rosa è Sebastiano Timpanaro (“Classicismo e Illuminismo nell’800 Italiano”), per il quale i romantici lombardi erano del tutto proni all’Europa cattolicizzante, e, nonostante tutto il loro parlare di libertà politiche, non si allontanarono mai da una posizione ideologica relativamente conservatrice.

Comunque sia, continua Asor Rosa, i programmi di libertà ed indipendenza del Romanticismo trovarono un fertile terreno nella tradizione illuministica lombarda, tesa nei propri progetti a una chiara riforma delle istituzioni. Per tutto ciò, in Lombardia, il programma romantico non presenta il carattere della assoluta novità, ma anzi tende a collegarsi alla precedente temperie culturale illuminista. Nemmeno l’idea di una letteratura utile e impegnata era del tutto nuova, dato che già gli illuministi si erano a loro volta battuti contro una letteratura di puro intrattenimento (l’esempio di Parini è abbastanza eloquente).

Quanto infine al recupero del sentimento religioso, esso era ritenuto dai romantici lombardi un bagaglio insopprimibile del “genio italiano”. Certamente, conclude il critico, il gruppo lombardo tentò per la prima volta di dare vita in Italia a una civiltà compatta e omogenea per atteggiamenti politici, ideologici e religiosi. Il Romanticismo Italiano, conclude il critico nacque sotto il segno del moderatismo in politica: ecco perché poi fu sempre cercata una soluzione moderata al problema nazionale e si rifuggì da ogni estremismo: dal Socialismo al Repubblicanesimo Mazziniano.

Tuttavia non si può negare al Romanticismo Italiano un carattere di impegno civile e storico: i risultati non furono quelli che ci si aspettava: fu cattolico e moderato, ma, almeno negli intenti, non certo reazionario.

Ritorniamo per un attimo a un aspetto che si era notato di sfuggita all’inizio; si era detto che il gusto romantico prediligeva anche certe descrizioni selvagge della natura: si tratta, a onor del vero, di una tendenza tipicamente nordica, che in Italia non ebbe, pare, riflessi di un certo rilievo. Tuttavia l’amore per la poesia notturna e sepolcrale, rifacendosi ai canti ossianici, dette il via a quel fenomeno che venne individuato da una parte della critica come “Preromanticismo”.

Ho detto da una parte della critica, perché, in effetti, il Preromanticismo è una categoria letteraria che non gode di favore universale. Alcuni manuali accennano ad essa; altri non ne fanno il minimo cenno. Il fatto è certo dovuto al riflesso delle discussioni sorte intorno al concetto di Romanticismo, che videro per protagonisti critici del valore di Walter Binni e di Giuseppe Petronio.

W. Binni è stato il più valido sostenitore di un “Preromanticismo Italiano”, e ne fa fede un suo libro abbastanza famoso del 1947, che porta lo stesso titolo. Giuseppe Petronio ha al contrario più volte e in varie sedi rifiutato la categoria di Preromanticismo.

Le ragioni del dissenso di Petronio si trovano sviluppate nel suo libro “Parini e l’Illuminismo lombardo” . In aperto contrasto con Binni, Petronio nega che il gusto nordico e ossianesco abbia in qualche modo portato Parini a interessi di tal genere e gli stessi valori quali il sentimento e la fantasia erano pienamente accettati dai sensisti, senza bisogno di scomodare, per tali motivi, un concetto come quello di Preromanticismo. I rapporti sentimento e ragione, conclude Petronio, appartenevano già al clima culturale illuministico. Petronio inoltre ricorda tra gli altri gli interventi avutisi negli anni ’60 intorno alla rivista “Problemi” di N. Yonard, per il quale il Preromanticismo “ è una nozione che non esiste” . Per Binni invece la nozione ha la sua ragione di esistere, ed egli ha sempre difeso decisamente le proprie convinzioni.

A codeste discussioni ovviamente si ricollegano le posizioni dei manuali correnti; per cui ad esempio, mentre Getto e Sapegno ne accettano la sostanziale validità, altri, Asor Rosa, trascurano quasi del tutto l’argomento.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.