Sal e Dean sul tetto d’America

deserto

 
Sal Paradise, uno dei protagonisti del romanzo di Kerouac “On the Road” (1), vagando per le strade di Denver, sentì nel profondo che era giunto il momento buono di rifiutare una volta per tutte i valori della società americana, e passando velocemente attraverso il quartiere negro, desiderò fino allo spasimo d’essere un negro (2).

Sal Paradise era nato a New York, e lì aveva incontrato Dean Moriarty, un giovane appena uscito dal riformatorio, che aveva in mente un solo obiettivo, quello di sfidare le norme e le leggi dei gruppi dominanti americani. Viaggiando attraverso gli Stati Uniti da New York a San Francisco, Sal si trovava a riflettere spesso sul problema degli emarginati, uomini e donne costretti a vivere sì da miserabili, ma a stretto giro di gomito con l’opulenta società americana. Sal restò comunque letteralmente ammaliato dallo stile di vita di Dean, sempre incerto, pericoloso e vagabondo, ed egli lo elesse a suo maestro di vita.

I bianchi, con tutti i loro privilegi, apparivano a Sal e Dean ad un tempo falsi e dominati soltanto dalla bramosia di denaro. Per contro, i gruppi emarginati apparivano ai loro occhi come veri esseri privilegiati, essendo essi vicini alla semplicità originaria dell’umanità. Sal e Dean decidono di trasferirsi a San Francisco viaggiando attraverso l’immenso territorio degli Stati Uniti, e, sul confine tra il deserto del Colorado e quello dello Utah, essi ebbero all’unisono una “visione”: quella d’essere giunti “sul tetto d’America”.

Ed ecco, alla fine del loro lungo viaggio, apparire all’orizzonte San Francisco, la leggendaria città sull’oceano Pacifico, ricca di promesse d’una vita nuova e diversa, di nuove opportunità che li avrebbero condotti al conseguimento della felicità. Non c’è da meravigliarsi se “On the Road” diventò la Bibbia della beat generation, e il suo autore un esempio da imitare.

Nato nel 1922 a Lowell e morto in Florida nel 1969, Jack ben presto interruppe gli studi, lavorando qua e là per essere libero di viaggiare. Al fondo di questa scelta esistenziale c’era il rifiuto dello stile di vita americano, e la visione d’ un modello di vita alternativo, fondato su una vita libera e nomade.

Kerouac diventò una leggenda, e non solo per la beat generation.

Fonti:

1) Jack Kerouac, “On the Road”, New York, Viking, 1957.

2) Sul desiderio di “negritudine”dei Beats ispirato a “On the Road”, cfr. R. Holton, p. 78, laddove dice che i Beats “cercarono i loro modelli in tutti gli strati sociali emarginati, ma in particolare tra gli afro-americani”. Cfr. R. Holton, “Kerouac Among the Fellahin: On the Road to the Postmodern”, in “Jack Kerouac’s ‘On the Road’”, edited by H. Bloom, Philadelphia, Chelsea House Publishers, 2004.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.