Samuel Butler e la distruzione delle macchine

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Ne I Fisici di Friedrich Dürrenmatt, uno dei protagonisti , lo scienziato Johann Wilhelm Möbius,  si finge pazzo pur non rivelare una formula che avrebbe  comportato la distruzione del mondo. Ci sono molti modi per distruggere il mondo, e per destrutturare le società, e uno di questi è la tecnologia, la scienza applicata.

 

Sento dire da diverse parti che i giovani disoccupati dovrebbero acquisire le competenze tecnologiche necessarie di cui sono sprovvisti; sento altresì dire che questa è l’unica maniera per guadagnarsi un lavoro. In effetti, quasi tutti gli esperti sembrano concordi sul fatto che la “mancanza di competenze”, derivanti dall’aumento dell’innovazione tecnologica, sia uno dei principali fattori responsabili dell’intensificarsi della disoccupazione in tutto il mondo. Ergo, tra  i bisogni più  urgenti ci dovrebbe essere il miglioramento del  sistema di formazione, per fornire alle nuove generazioni “conoscenze tecnologiche” acconce alla bisogna.

 

Ma sarà così?

 

Se così fosse, dovremmo supporre un mondo di supertecnici specializzati: il che però presupporrebbe l’espulsione di milioni di individui, che da tali conoscenze sarebbero inevitabilmente esclusi. Li impiegheremo tutti nella manovalanza edilizia; nell’accudimento di campagne, orti e giardini o in mille altri lavori manuali? questo sarà il destino di milioni di uomini e di donne. La catastrofe del lavoro è data dalla macchine e dalla tecnologia.

 

Non si sfugge a questa verità.

 

Per cui sono oggi meglio comprensibili i distruttori inglesi delle macchine, i Luddisti, che per primi intuirono che esse avrebbero dato la stura alla disoccupazione tecnologica. Ed è anche maggiormente comprensibile quanto andava dicendo agli inizi del secolo scorso Samuel Butler (1835-1902), il quale scrisse sull’argomento parole da tenere in considerazione:

 

“ What sort of creature man’s next successor in the supremacy of the earth is likely to be. We have often heard this debated; but it appears to us that we are ourselves creating our own successors […]  Man will have become to the machine what the horse and the dog are to man […]  Day by day, however, the machines are gaining ground upon us […]  The upshot is simply a question of time, but that the time will come when the machines will hold the real supremacy over the world and its inhabitants […] Our opinion is that war to the death should be instantly proclaimed against them. Every machine of every sort should be destroyed by the well-wisher of his species […] We have raised a race of beings whom it is beyond our power to destroy”.

 

“Che sorta di individui saranno mai quelli che succederanno all’uomo nel dominio della terra è facile a immaginarsi. Abbiamo affrontato spesso il tema, ma è chiaro che stiamo creando con le nostre stesse mani i nostri successori. L’uomo diventerà per la macchina ciò che il cavallo e il cane sono per l’uomo. E’ soltanto una questione di tempo: verrà il momento in cui le macchine avranno il totale dominio sul mondo e sui suoi abitanti. Ed è nostra opinione che si debba da subito  dichiarar loro una guerra spietata. Tutte le macchine devono essere distrutte. [Temo però che] abbiamo creato una razza  che non è più in nostro potere distruggere”.

 

Che non sia il caso di “to take a coffe break”, di prenderci una pausa-caffè?  Forse lo scienziato pazzo di Dürrenmatt non era poi così folle come sembra. Egli aveva capito ciò che molti scienziati-tecnici si sforzano di non voler capire.

 

Sentiamo ancora un po’ Samuel Butler:

 

“The beginning of life  is the beginning of an illusion to the effect that there is such a thing as free will and that there is such another thing as necessity the recognition of the fact that there is an ‘I can’ and an  ‘I cannot,’ an ‘I may’ and an ‘I must.’”

 

“L’inizio della vita, scrisse S. Butler, è l’inizio di un’illusione per effetto della quale c’è una cosa come il libero arbitrio,  e che c’è anche un’altra cosa come il doveroso riconoscimento del fatto che c’è un posso e un non posso, un forse potrei e un devo”. Forse è arrivato il momento di dire devo (fermarmi un po’ a fare una pausa-caffè).

 

Nel frattempo, potremmo prenderci un po’ di tempo per leggerci qualche altra massima di Samuel Butler:

 

“All progress is based upon a universal innate desire on the part of every organism to live beyond its income.”

“ Tutto il progresso si basa su un innato desiderio universale da parte di ogni organismo di vivere al di sopra del proprio reddito”.

“The world will always be governed by self-interest. We should not try to stop this, we should try to make the self-interest of cads a little more coincident with that of decent people.”

 

“Il mondo sarà sempre governato dagli interessi personali. Non dovremmo però cercare di bloccare tutto ciò; dovremmo invece tentare di rendere l’interesse personale dei farabutti un po’ più in sintonia con quello della  gente perbene”.

 

Fonte:

S. Butler, “Darwin Among the Machines” [“Darwin tra le macchine”], in The Note-Books of Samuel Butler, a cura di H. Festing Jones, New York, E. P. Dutton & CO., 1921, pp. 42-46. E Lord, What is a man?, p. 10, 12.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.