Sciascia tra i cretini

intelligente

Leonardo Sciascia è ben noto ad un pubblico molto vasto, se non altro perché dai suoi romanzi furono tratti film di successo. Ricordo qui “Gli zii di Sicilia”, del ’60, “Il Giorno della civetta”, del 1961, e anche “La corda pazza”, che contiene saggi di cose siciliane di indubbio interesse, come il saggio dedicato al suo conterraneo nonché concittadino Luigi Pirandello (Sciascia era agrigentino come Pirandello). Ma non è tanto sui romanzi di Sciascia che intendo soffermarmi, quanto su alcuni “spunti” di critica, taluni decisamente divertenti, o più spesso amaramente sarcastici e intrisi di fortissimo impegno politico e civile tipici dello scrittore siciliano, comparsi molti anni or sono su un numero della “ Nuova Rivista Europea” del lontano 1978. Il titolo di questi brevi interventi di Sciascia era il seguente: “Foglietti 1977-‘78”.

In questi “Foglietti” troviamo Sciascia girovagare pensieroso per Parigi a commentare tra sé e sé fatti ed eventi storici francesi; in un altro lo vediamo alle prese con due contadini siciliani analfabeti, che rifacendosi (inconsapevolmente) ad Aristotele ed alla tragedia greca, si mettono a discutere con lui su “come deve essere scritto un libro”; mentre in un terzo “Foglietto” Sciascia mette alla berlina un “topico” e “tipico” esemplare “di sinistra”, che non fa davvero un figurone sotto la penna tagliente di uno scrittore che aveva saputo analizzare le cose d’Italia con estremo acume.

Ma ora seguiamo Sciascia nella sua passeggiata parigina:

“ Parigi, rue Mazarine. Negozi di stampe, di vecchi libri. In una vetrina, al centro, è un libro che associa il nome di Paul Valery a quello del maresciallo Pétain: i discorsi che furono scambiati quando il maresciallo entrò all’Accademia di Francia. Il cardinale Mazzarino, l’Accademia, Pétain, Valery”.

“Continuo la mia passeggiata verso la Senna. L’ ‘ancien Hotel des Pompes’, e cioè l’antica caserma dei pompieri […] Una lapide ricorda che in quell’hotel, il 21 giugno 1723, è morto Du Mouriez du Perier, che introdusse in Francia la pompa da incendio e creò il corpo dei pompieri. Poco più avanti, un’altra lapide, a ricordare che i quella casa […] abitava Jean-François Champollion, che nel settembre 1822 scopriva il sistema di decifrazione dei geroglifici egiziani”.

“Di fronte, per la lunghezza della caserma antica dei pompieri e della casa di Champollion, una scritta a vernice nera: ‘ Dans une société qui detruit toutes aventures, la seule aventure c’est de la detruire!’ [“In una società che distrugge tutte le avventure, la sola avventura è quella di distruggerla!”]. E più piccolo, sempre in nero, l’avvertimento: ‘Schleyer n’est pas le dernier’ [Schleyer non è l’ultimo (vedi nota sotto)] … ‘Le dernier c’est toi !’ [l’ultimo sei tu!]. In duecento metri di strada, mi pare di aver seguito un filo, dentro il labirinto della storia”.

Il secondo “Foglietto” porta il seguente titolo: “Duemila anni addietro”.

“ … Sta scrivendo un libro? … mi domanda il contadino. Ha sentito per tutta la mattinata il ticchettio della macchina da scrivere: ora sono sceso, a prendere il caffè con loro. Sono in due: uno taciturno, ironico nello sguardo; l’altro loquace, sentenzioso, oracolante. E senza aspettare la mia risposta, il loquace mi dà questa prescrizione: ‘ Un libro sta tutto in come finisce. La fine deve essere spaventosa. E ci deve essere un re …’”.

“Se sapesse leggere, o se glielo leggessero, forse non riconoscerebbe questi elementi nel libro che sto scrivendo, anche se ci sono. Lui sta semplicemente reinventando la tragedia, quella che i suoi pari di più che duemila anni addietro chiedevano ad Eschilo e a Sofocle, che ascoltavano negli anfiteatri tra gli ulivi, di fronte al mare”.

Il terzo “Foglietto” è tutto incentrato su “Il cretino di sinistra”:

“Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, inaspettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra, ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrarne l’epifania”.

Detto in soldoni, Sciascia intendeva dire che, entro qualche tempo, tutti sarebbero stati costretti ad ammetterne la “manifestazione” o “nascita”. Sciascia conferma, anche attraverso questi rapidi “Foglietti”, i caratteri peculiari del suo stile, dove dominano incontrastati l’ironia, il sarcasmo, ed il sorriso beffardo, cosparsi a larghe mani e impietosamente sulla società, sulla politica e sulla cultura del suo e d’altri tempi.

Concludo osservando che l’epiteto “cretino” era particolarmente caro a Sciascia, che lo usò “largamente” nei romanzi e nei saggi, anche a proposito di personaggi insospettabili, come per esempio Fabrizio del Dongo, personaggio stendhaliano sospettato, appunto, da Sciascia di possibile “cretinismo”. Alcuni esempi:

“Dopo aver scritto della vita di un uomo intelligente come Ettore Majorana, per qualche mese ho vagheggiato l’idea di scrivere la biografia di un cretino come un riposo, come una vacanza” ( Sciascia, “Cruciverba”).

“Fabrizio del Dongo può essere considerato un cretino? Si spiegherebbe così un certo disagio che si sente di fronte al personaggio, un certo disappunto” (Sciascia, “Cruciverba”).

(A proposito di “Bouvard et Pécuchet” di Flaubert) “Flaubert si proponeva di scrivere un libro che producesse ‘una tale impressione di stanchezza e di noia che leggendo questo libro si potrà credere che è stato scritto da un cretino’” (Sciascia, “Cruciverba”).

Di cretino in cretino, si giunge, infine, alla stregua di Leopardi, non tanto al “pessimismo”, quanto al “cretinismo cosmico”:

“E’ difficile trovare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino” (Sciascia, “Nero su nero”).

Peggio di così …

Fonti:

L. Sciascia, “Foglietti 1977-’78”, in “La Nuova Rivista Europea (Lettere ed Arti-cultura e politica)”, gennaio-febbraio 1978, pp. 86-87. Questi brevi scritti furono poi raccolti in vari volumi editi da Adelphi e Bompiani. Per quanto riguarda Schleyer, il riferimento è a Hanns-Martin Schleyer, che fu vittima in quegli anni del gruppo terroristico Baader-Meinhof. Per una rapida informazione su Schleyer, https://it.wikipedia.org/wiki/Hanns-Martin_Schleyer. Sul terrorismo italiano, cfr. L. Sciascia, “L’Affaire Moro”, in “Opere”, a cura di Claude Ambroise, Milano, Bompiani, 1989 (Prima edizione, L. Sciascia, “L’Affaire Moro”, Palermo, Sellerio, 1978).

L. Sciascia, “Cruciverba”, Adelphi, 1998, pp. 153-154, 158.

L. Sciascia, “Nero su nero”, in “Opere”, a cura di Claude Ambroise, Milano, Bompiani, 1989, Vol. II, p. 604 .

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.