Tra segreti massonici e un bicchiere di punch

Simboli  Riprendo qui in modo più disteso quanto dicevo in una breve nota sulla Massoneria pubblicata tempo fa su “La Recherche” del 12/06/2014. A. Preuss, nella sua poderosa e curata storia sulla Massoneria negli Stati Uniti, raccontava che, all’inizio, le logge massoniche inglesi erano semplicemente indicate da un numero, e poi con il nome della taverna dove gli affiliati si riunivano. Per esempio, intorno al 1738, a Londra, in Queen Street esisteva la “Lodge No. 6 at the Rummer tavern”, dove gli adepti, tra una chiacchierata e l’altra, si sorbivano “three small glasses of punch” (1).

 

A parte gli inizi che sembrerebbero del tutto innocui, sembrando i primi adepti essenzialmente dei gran bevitori, la Massoneria diventò progressivamente un’organizzazione segreta molto potente, che ebbe larga fortuna in Inghilterra, Francia e Germania. In Italia la Massoneria attecchì, a partire dal XVIII secolo, in molte regioni d’Italia, ma specialmente nel Regno di Napoli. Il periodo aureo della Massoneria italiana tra XVIII e XIX secolo fu l’età napoleonica (Infatti, Napoleone si servì della Massoneria come “instrumentum Regni”). Dopo di che, la società segreta subì in progressivo declino nel nostro paese (2). “Come regola generale, c’è scarsa stabilità tra le logge italiane: nascono in una notte per poi morire il mezzogiorno dopo” (3).

 

Questo si diceva nella Library of Freemasonry del 1906, a proposito della massoneria italiana nel ‘700. Il problema di fondo della Massoneria sono sempre stati i suoi obiettivi ultimi. In genere i Massoni furono sempre guardati con estrema diffidenza, anche se il loro ritornello era sempre lo stesso: il loro scopo era “umanitario”. A. Preuss, di fronte all’apparente innocuità della setta, si chiese allora il motivo per cui la Massoneria fu combattuta a volte aspramente all’interno dei vari Stati.

 

Su questo aspetto torneremo fra poco, però in realtà, come sappiamo, gli adepti della Massoneria occupavano vari livelli all’interno della setta, per cui coloro che erano situati ai massimi livelli, avevano conoscenze molto più approfondite dei semplici affiliati, e conoscevano obiettivi e scopi che agli altri erano sostanzialmente ignoti e preclusi (4). Al di là di questo, i riti iniziatici, ricchi si simboli e misteri, probabilmente destarono molte diffidenze nelle autorità costituite del tempo, per cui la Massoneria ebbe sempre una vita piuttosto stentata, almeno in Italia, anche se, tutto sommato, le logge italiane erano circa cento alla metà del XIX secolo.

 

L’Italia però potrebbe essere la cartina di tornasole per capire effettivamente cosa fu la Massoneria. A colpo d’occhio, sembrerebbe quasi un movimento moderatamente rivoluzionario-riformista, direi situato a destra del marxismo-socialismo rivoluzionario. Gli statuti massonici italiani e stranieri parlano tutti di sostanziale fratellanza, ma anche di uguaglianza, cosa che, passata la bufera della rivoluzione francese, non poteva più avere cittadinanza nell’Europa delle monarchie restaurate. Qualche massone si era spinto molto in là, parlando addirittura di democrazia (5), parola invisa a tutte le monarchie europee, costituzionali o assolutistiche. In più la massoneria negli statuti italiani parlava anche di sostanziale tolleranza per tutte le religioni, e perciò essa fu condannata costantemente dalla chiesa cattolica in quanto portatrice di indifferentismo religioso (6). Forse questo fatto spiega meglio di altri le enormi difficoltà della massoneria in Italia, paese cattolico per tradizione e i cui ceti sociali, nobiltà e borghesia, erano comunque si stretta osservanza cattolica, che temevano moltissimo la scomunica, che interdiceva loro anche l’esercizio delle professioni. Il fatto che la massoneria fosse più forte e meglio strutturata nei paesi di tradizione protestante è indicativo di questo fatto.

 

Con tutto ciò, nonostante le molteplici professioni di uguaglianza e democrazia, la Massoneria ebbe indubbiamente delle forti ambiguità al suo interno. Il fatto per esempio che fosse talvolta protetta dalle monarchie europee dimostra che al suo interno c’era un dibattito molto acceso tra chi aveva una visione democratica, e chi voleva raggiungere miglioramenti sociali attraverso le monarchie illuminate, come al tempo dell’Illuminismo riformista. Pertanto, i mezzi attraverso cui raggiungere gli obiettivi sociali erano molto diversi, e ciò creava parecchio sconcerto negli osservatori, che videro spesso la Massoneria con sospetto proprio perché essi non riuscivano a comprendere perfettamente verso quale tipo di società essa puntasse. Le condanne furono frequenti da parte di molti stati italiani, ma esse furono molto aspre soprattutto da parte della Chiesa Cattolica, ragione per cui le logge massoniche condussero un’ esistenza particolarmente stentata in Italia.

 

Avevano un bel dire i Massoni che gli unici segreti della Massoneria erano i simboli, e che essa non aveva altri fini nascosti. La realtà delle cose insegna anche che chi non ha nulla da nascondere non si cela dietro uno schermo fitto di simboli. I libri massonici si diffondono molto sui simboli, ma non si capisce nulla sul motivo per cui i massoni facessero un uso tanto massiccio di linguaggi criptici per nascondere poi un bel niente. La mia impressione conclusiva è che la Massoneria fu un movimento umanitaristico non-rivoluzionario, e la vicinanza alle monarchie europee lo dimostra ampiamente. A loro volta, le monarchie europee avevano tutto l’interesse a controllare molto da vicino una setta che, nelle sue radici profonde, aveva un credo democratico. La probabile infiltrazione nella setta di elementi spuri, che sfruttarono l’organizzazione anche per fini puramente personali e di potere accrebbe probabilmente l’uso dei simboli per nascondere obiettivi non facilmente confessabili.

 

Non c’è dubbio però che alle origini la Massoneria fu un’organizzazione tipicamente popolare, come dimostrano i primi affiliati, che erano soliti riunirsi nelle taverne di Londra per bere un punch e fare quattro chiacchiere tra amici.

 

Fonti:

1) A. Preuss, A Study on American Freemasonry, St. Louis. MO., 1908, p. 366.

2) B. Marcolongo, La Massoneria nel XVIII secolo, in Studi Storici (Estratto), Vol. XIX. Fasc. III-IV, Pavia, 1910.

3) A Library of Freemasonry, Edited by E. Freke Gould, London, Philadelphia, Montreal, 1906, p 111.

4) “L’apprendista, scriveva T. Paine, conosceva ben poco della Massoneria, sull’uso di segni e dei simboli e su alcuni passi e parole che i massoni usavano per riconoscersi reciprocamente, senza che i non massoni se ne accorgessero. Solo il Maestro era a conoscenza delle origini della Massoneria, e la cosa era tenuta assolutamente segreta”. Cfr. T. Paine, An Essay on the Origin of Free Masonry, London, 1826, p. 3.

5) Cfr. L’Unità Italiana del 17 ottobre 1864, con un articolo dal titolo “Massoneria e Democrazia” in La Massoneria, in Archivio dell’Ecclesiastico, Firenze, 1865, Vol. IV, Fascicolo 21-22, p. 356).

6) Cfr. La Massoneria, in Archivio dell’Ecclesiastico, p. 242.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.