Trispondaicus e Velox: la cultura letteraria di San Francesco

Ci fu un tempo in cui si riteneva che San Francesco, famoso autore del Cantico di Frate  Sole, più noto come Cantico delle creature,  fosse un poeta d’ “istinto”; per cui, dietro il suo poetare, non vi fosse “scuola” alcuna. In realtà gli studi contemporanei hanno ampiamente dimostrato che il Santo “campione” della povertà, nonostante i duri digiuni e le privazioni cui si sottoponeva per dare ai confratelli un esempio costante di pratica ascetico-cristiana e di costante rinuncia ai beni materiali,  era tuttavia tutt’altro che “digiuno” delle regole del Cursus, termine con cui si designavano, appunto,  le “regole” del poetare medievale.

 

Se pertanto andassimo  a rileggerci il Cantico con un occhio rivolto al “ritmo”, troveremmo inaspettatamente che San Francesco sapeva usare le regole del Cursus con una notevole disinvoltura. Nel Cantico di Frate Sole registriamo infatti l’uso alternato del Cursus Trispondaicus e del  Cursus Velox. Traducendo in un linguaggio più comune, in pratica il Trispondaicus s’attagliava  alle parole piane, con l’accento sulla  penultima sillaba; mentre il Velox alle parole sdrucciole, con l’accento sulla terz’ultima sillaba. Prendendo ad esempio un verso famoso del Cantico, potremmo dire che il verso

 

“Laudàte e benedìcite mi Signòre e rengratiàte”

 

è costituito dalla successione di Trispondaicus (laudàte) + Velox (benedìcite) + Trispondaicus (Signòre) + altro Trispondaicus (rengratiàte).

 

Quindi, rifacendoci al primo verso del Cantico, noteremo la seguente successione:

Velox + Trispondaicus + Trispondaicus

“Altìssimu (Velox) onnipotènte (Trispondaicus) bon Signòre (trispondaicus).

 

Altri esempi nel Cantico dell’alternanza VeloxTrispondaicus li troviamo al verso 3:

 

Altìssimu (Velox) se confàno (Trispondaicus);

 

al verso 30:

 

Sanctìssime (Velox) Voluntàti (Trispondaicus);

 

al verso 7:

 

Allùmini (Velox) noi per lùi (Trispondaicus).

 

Altre volte può esserci, anziché alternanza, successione di Cursus uguali, come nei seguenti esempi:

 

verso 27:

Mòrte ( Trispondaicus) corporàle (Trispondaicus);

 

verso 33

 

Grànde ( Trispondaicus) umilitàte (Trispondaicus).

 

Il “recupero” dell’aspetto ritmico sopra esposto del Cantico di Frate Sole si deve a una grande studiosa della lingua italiana delle origini, la Prof.ssa Franca Ageno, che ne diede notizia in un memorabile articolo apparso su Lettere Italiane nel 1959 (1):

 

“Com’è noto, la struttura del Cantico è liberamente modellata sui Salmi e sui Cantici liturgici e su quel tipo di prosa rimata  e assonanzata (stile isidoriano) che trionfava allora anche fuori dell’uso liturgico; oltre che risentire dell’abitudine del Cursus. Prosa d’arte indubbiamente. E  di fronte ai dati non univoci della tradizione occorre chiedersi quanto lontano si sia spinto l’impegno dell’artista, cioè […] se sia verosimile che San Francesco si sia contentato di ornare saltuariamente (corsivo mio) la sua prosa, o se la tradizione abbia cancellato qualche particolarità della struttura del componimento […] Per ciò che riguarda le forme, rimane tuttavia un punto sul quale […] converrà […] forse apportare un lieve ritocco, che significherà il recupero (corsivo mio) di un più verosimile aspetto ritmico  (corsivo mio) del componimento”.

 

Di tale aspetto, abbiamo visto qualcosa sopra. Per gli approfondimenti, ovviamente si rinvia al dotto saggio della Ageno.

 

Nota

1)      F. Ageno, “Osservazioni sulla struttura e la lingua del ‘Cantico di Frate Sole’”, in Lettere Italiane, 1959, Fasc. 4, pp. 397-410. Gli esempi e le citazioni sono a p. 409 e a p. 402.

 

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.