Il saggio che qui si presenta costituisce soltanto un brevissimo stralcio della mia tesi di laurea, discussa all’Università di Padova alla metà degli anni ’70 sul Teatro Veneto Pregoldoniano. Mio relatore fu allora il prof. Giovanni Calendoli. Ho visto che in seguito, verso la metà degli anni ’80, ci fu una “rinascita” degli studi su Giovanni Bonicelli. Tuttavia, dopo Bianchi e Maggioni, rivendico, senza tema di smentita, il fatto di essere stato (grazie al Prof. Calendoli) tra i “pionieri” degli studi su questo drammaturgo veneziano del ‘700.
Pochissimo si sa intorno alla vita di G. Bonicelli, nato, vissuto e morto a Venezia. La data di nascita è ignota: si potrebbe tuttavia azzardare il 1675 sulla base della dedica premessa dall’editore Domenico Lovisa a una commedia dello stesso Bonicelli, La Prodigalità d’Arlichino, risalente al 1693.
La dedica, “Consacrata al merito singolare dell’Illustriss. Sig. GIUSEPPE POCOBELLO”, tra le altre cose, afferma:
“… Ma non scherzò, o mio Sig., chi meco acuindo (sic) di Lince lo sguardo nelle di lei più ch’amirabili qualitadi, poich’a PENA SORPASSANDO IL TERZO LUSTRO, NE FOLGOREGGIA d’un più ch’assennato intendimento…Rapresentamisi in fine la presente Compositione dell’Eccell. Sig. Dottor Giovanni Bonicelli SUO COETANEO…” (1).
Poiché, come risulta dalla dedica, Giuseppe Pocobello aveva appena sorpassato il terzo lustro, se ne deduce che egli doveva avere nel 1693 ( data della dedica ) intorno ai 17-18 anni, diciamo 18 anni. Dato che Bonicelli è definito “coetaneo” del Pocobello, si potrebbe avanzare l’ipotesi che ambedue fossero nati intorno al 1675. Il padre, che si chiamava Bartolomeo, aveva sposato Maddalena Landi, che discendeva da un ramo decaduto della nobile famiglia veneziana dei Landi. Fu, infatti, ad un membro di questa famiglia, il Reverendo don Pietro Francesco Landi, di cui era pronipote, che il Bonicelli dedicò una sua Opera Tragica, la Lucretia Romana (2). Certa è, invece, la data della morte, avvenuta, come ci attesta il Cicogna, il 5 gennaio del 1725 (3).
Anche intorno alla sua produzione teatrale i dati, almeno sul versante critico, sono estremanente scarsi: gli antichi repertori biobibliografici si limitano a riportare i soli titoli delle sue commedie (4). Solo il Cicogna, dopo essersi limitato a registrarlo fra “gli scrittori veneziani della fine del secolo XVII e del principio del XVIII”, azzardava un giudizio, definendo molto stringatamente la Lugretia Romana un’opera “ridicola e strana” (5). L’oblio che avvolse l’opera e la persona del Bonicelli trova la sua giustificazione soprattutto nel fatto che la sua produzione fu poco originale, in quanto egli trasse la materia sia da noti canovacci dalla Commedia dell’Arte sia da alcuni tra i più grandi commediografi del ‘600, da Molière a Lope de Vega.
Si deve alla nostra Scuola Storica di fine ‘800 e inizi del ‘900, sempre molto attenta al gioco delle fonti, una parziale rivalutazione dell’opera teatrale di Bonicelli, specie in riferimento a Il Pantalon Spetier, in cui Emilio Re volle vedere certi “caratteri di venezianità” e che Vito Pandolfi definì una commedia che “fa da ponte tra La Venetiana dell’Andreini e la Puta Onorata di Goldoni” (6).
Ma chi era Giovanni Bonicelli? Chi era questo enigmatico personaggio che si definiva “dottore in ambe le leggi”? Secondo V. Bianchi e G. Maggioni, gli unici che si siano interessati a Bonicelli, “…sarebbe logico pensare che il Bonicelli fosse un attore appartenente a compagnie della Commedia.dell’Arte, e che si fosse specializzato nel sostenere la maschera di Pantalone. Effettivamente – proseguono – l’Ortolani… annota che il Bonicelli era un Capo Comico…” (7).
E allora, capocomico o dottore?
L’uno non esclude l’altro. Infatti, “…Tra i comici – osserva Francesco Bartoli nelle sue Notizie Istoriche pubblicate nel 1782- molti erano professori di grido e peritissimi nell’arte loro…; -sapevano giocare la bandiera e la maschera, esercitarsi nel ballo e nella scherma con la spada, recitare da vecchia, trasformarsi a vista degli spettacoli …” L. Ferrante, di rincalzo, rileva che alcuni provenivano dall’artigianato, dalla mercatura, dall’esercito e, infine, da famiglie che esercitavano cariche nella curia forense (9). E’ pertanto assai probabile che il “dottore in ambe le leggi” Giovanni Bonicelli fosse stato realmente un capocomico e un uomo di teatro anche molto “impegnato”, perché_non si accontentava del puro scenario, ma voleva che i suoi attori, e in special modo le maschere, fossero legati ad una parte ben precisa, alla stregua del Goldoni riformatore della scena italiana. Come osservò acutamente Ireneo Sanesi, il Bonicelli doveva appartenere a quella stretta cerchia di comici “…i quali, oltre a rappresentare commedie improvvise, ne rappresentaron pure di scritte o premeditate…” (10). Anche Vito Pandolfi asserì che se è vero che le maschere non gradivano troppo recitare commedie premeditate, è anche vero che sotto la guida di una forte personalità_ e “…sotto la spinta di un ruolo che potesse giovar loro agli occhi del pubblico … prendevano in buonissima grazia anche il testo scritto…” (11).
Già per questi motivi, dunque, il nome di Giovanni Bonicelli potrebbe essere accostato a quello di Goldoni. Ma ancor più tale rapporto si evidenzia a proposito della maschera di Pantalone, nel cui ruolo, come si è detto, il Bonicelli si era forse specializzato. Egli, infatti, inizia a smussare molti angoli della personalità dell’antico zanni, facendocelo intravvedere qua e là nella veste goldoniana di borghese e di mercante. Quando il Bonicelli moriva, nel 1725, Goldoni aveva circa diciott’anni: non è quindi troppo azzardato pensare, data anche la precoce passione teatrale di Goldoni, che i due abbiano avuto qualche occasionale incontro a Venezia, patria comune, oppure cheGoldoni avesse avuto modo di assistere a Teatro alla nuova e diversa interpretazione che il Nostro dava di Pantalone. Pare, tra l’altro, che Goldoni avesse recitato in una commedia di Bonicelli.
“…Il Goldoni, scrivono Bianchi e Maggioni, apprese certamente qualcosa da lui. Per sua stessa confessione, il Goldoni recitò nel ‘Pantalon Bullo’ del Nostro:
Questa recita prima in sabato seguì
e poscia la seconda si fece un martedì
in cui fur dal Priuli sì ben rappresentate
del vecchio Pantalon le comiche bullate.
L’Ortolani a proposito di questi versi annota: “Ben quattro parti si era addossato il Goldoni…” (12)._
Il Bonicelli, poi, pubblicò tutta la sua produzione teatrale nei libriccini di Domenico Lovisa e di Leonardo Pittoni, ambedue librai ed editori veneziani.
“…E chi sa, scriveva E.Re, che non fosse una stampa del Lovisa la collezione delle opere…che egli leggeva bambino…” (13)
Al di là della poetica congettura del Re, sta di fatto che Goldoni nei suoi scritti non ha mai detto di aver conosciuto Giovanni Bonicelli; ma nemmeno fa mai menzione della sua antica Lucrezia Romana in Costantinopoli, opera che ricorda molto da vicino l’omonima Lugretia Romana del Bonicelli. E’ assai probabile che l’ormai vecchio Goldoni dei Memoires fosse fastidito dal fatto di dover ammettere di aver dato, a suo tempo, il proprio contributo a quel teatro che avrebbe poi inesorabilmente condannato. Infatti, nell’ Appendice alle sue Memorie, nel Catalogo delle Opere Buffe del sig. Goldoni, secondo l’edizione di Torino del 1777, compare una Lucrezia Romana intorno alla quale, alla nota 6, si legge: “Questo lavoro non dovrebbe stare tra le Opere Buffe; l’autore l’aveva composto per gli attori PARECCHI ANNI PRIMA DELLA RIFORMA, e gli è spiaciuto assai di vederlo stampato…” (14).
Infatti, il Binni osserva che la Lugrezia Romana in Gostantinopoli (sic) del Goldoni “… è davvero singolare per l’insolita concessione alla scurrilità_e al semplice buffonesco…” (15). Che Goldoni accomunasse in un’unica repulsione uomini e cose dell’antico modo di fare teatro mi pare cosa assai evidente. Con tutto ciò, i Mémoires accennano, sia pure di sfuggita, a indubbi rapporti tra la famiglia di Goldoni e quella di Bonicelli. E. Re, probo ricercatore protonovecentesco scrive:
“… Chi abbia letto i Mémoires ricorderà …che nel cap. 2 si parla pure d’un Bonicelli (Alessandro ) veneziano e amico intimo del padre di Goldoni. Che è degno di nota come indice d’una probabile relazione di famiglie, e si sa come relazioni simili conducano a comunicazioni impensate di gusti e di tendenze…” (16).
E’ certo che un fitto velo di silenzio ha sempre accompagnato la figura di Giovanni Bonicelli; e grande è stata la sua sfortuna presso gli eruditi: basti pensare che uno di essi, Giovanni degli Agostini, scrivendo nel 1752, cioè ad appena 27 anni dalla morte del Bonicelli, le Notizie Istorico Critiche Intorno la vita e le opere degli scrittori veneziani, ( Venezia, S.Occhi, 1752-54, 2 voll.) non ne faceva neppure un fugace cenno. Al di là_ dell’amara constatazione che la storia è sempre impietosa verso i minori, è pure giocoforza ammettere che Giovanni Bonicelli fu un uomo di teatro che, per taluni aspetti, aveva vista molto piùacuta di certi suoi contemporanei, più fortunati di lui presso gli eruditi: almeno due sue commedie hanno offerto qualche primizia al nostro teatro dialettale veneto pregoldoniano.
Come ebbero a scrivere nel lontano 1959 il Bianchi e il Maggioni, chi si accingerà un giorno a scrivere una storia del teatro veneto “… dovrà dare il dovuto spazio a una commedia di fondamentale importanza, Il Pantalon Spetier di G. Bonicelli, stampata nel 1703. Questa commedia infatti INSIEME CON POCHE ALTRE, QUASI TUTTE DELLO STESSO AUTORE COSTITUISCE UN ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA LA C.d.A. E LA COMMEDIA GOLDONIANA, AVENDO IN PARTE I CARATTERI DELL’UNA E DELL’ALTRA…” (17)._
Immergendoci ora nelle pieghe della storia, osserveremo che Bonicelli ci ha lasciato un “corpus” composto di sei commedie e di due opere tragiche :
1) Il Pantalon Spetier, con le metamorfosi d’Arlichino per amore. Scenica rappresentanza dell’Eccell. sig. dottor Giovanni Bonicelli. Dedicata all’illustriss. signor Giacomo dal Re. In Venetia, per Domenico Lovisa a Rialto. 1703. Il frontespizio di questa commedia si può vedere su Emporium, vol.L n. 299, novembre 1919, pp. 253-365.
2) Il Pantalon Bullo, Overo la pusillanimità coperta. Commedia di Bonvicin Gioanelli. In Venetia, per Leonardo Pittoni, 1688; e per Domenico Lovisa, 1710.
3) L’Amalato Imaginario Sotto La Cura del Dottor Purgon. Comedia (sic) tradotta da quella di Monsù Moliera , e accomodata ad uso de’ comici italiani per li linguagi (sic) e personaggi che corrono al presente, con il famosissimo dottorato di PAntalone in medicina Dell’eccell. sig. dottor in ambe le leggi Bonvicin Gioanelli. Dedicata al molt’illustre sig. Costantin Costantini detto il Gradellino. In Venetia, per Domenico Lovisa, 1701.
4) La Prodigalità d’Arlichino, Mercante Opulentissimo perseguitato dal Basilisco del Bernagasso d’Etiopia . Comedia dell’eccellentissimo sig. dottor Bonvicin Gioanelli. Consacrata al merito singolare dell’illustriss. sig. Giuseppe Pocobello. In Venetia, per Domenico Lovisa a Rialto, in Ruga d’Oresi sotto il portico, 1693 e 1703.
5) Il Dottor Bacchetton. Comedia ridicolosissima del dottor Bonvicin Gioanelli. In Venetia, Pittoni, 1688-’89; Lovisa, 1710.
6) Arlechino Finto Bassà d’Algieri. Vittoria Il Cane dell’Ortolano, e Fichetto Bullo per amore. Opera scenica dell’eccellentiss. sig. dottor Bonvicin Gioanelli. In Venetia, per Domenico Lovisa a Rialto, 1703.
7) Lugretia Romana Violata da Sesto Tarquinio, con la saggia pazzia di Bruto Liberator della Patria. Opera tragica dell’eccellentiss. sig. dottor Giovanni Bonicelli. Consacrata al merito singolare del Reverendiss. sig. don Pietro Francesco Landi. In Venetia, presso Leonardo Pittoni, in Merzeria. All’insegna dell’Intelligenza Coronata, 1692.
8) Vita Amori e Morte di Sansone, Con il famoso tradimento di Dalila, e precipitosa caduta del tempio de’ Filistei. Opera tragica dell’eccellentiss. sig. dottor Giovanni Bonicelli. Dedicata al merito impareggiabile del sig. Bartolomeo Paitoni. In Venetia, per Domenico Lovisa a Rialto,s.d., ma circa 1693.
9) Bianchi e Maggioni ricordano anche un Pantalon Lipa, di cui perà_ non mi è stato possibile rintracciarne una copia, nonostante le ricerche condotte alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ove, tra parentesi, si trovano invece copie della Prodigalità d’Arlichino e di Arlechino finto bassà d’Algieri. Per quanto riguarda la datazione delle commedie, P. Spezzani faceva notare che “… due soltanto delle opere del Bonicelli elencate dal Re sono sicuramente datate ( La Lucretia Romana, Venezia, Pittoni, 1692 e El Pantalon Bullo, Venezia , Pittoni, 1688 ), e probabilmente ma non sicuramente datata è Il Pantalon Spetier, nel cui frontespizio oltre al luogo di edizione ( Venezia, Rialto ), e al nome dell’editore ( Domenico Lovisa ), un esemplare porta un’indicazione di data scritta a inchiostro (1703) che potrebbe indicare l’anno dell’edizione…”.(18)
Alla nota di Spezzani facciamo seguire alcune osservazioni. Tenendo per ferma la data del Pantalon Bullo, 1688, si pone in evidenza che nell’ultima pagina della commedia in questione vi si legge una nota del Libraro al Benigno Lettore:
“… Chi desidera Opere,& Comedie da recitarsi in Prosa d’ogni sorte da farsi il Carnevale, o in altri tempi a suo piacere, come anco Pronostici d’ogni sorte per l’anno corrente, si vende da Leonardo Pittoni Libraro a S. Marco.
“IN BREVE SI DARA’ ALLA LUCE DELLE STAMPE Il Dottor Bacchetton, COMEDIA RIDICOLOSISSIMA” (19).
Quell’ in breve fa pensare pertanto che Il Dottor Bacchetton debba essere o dello stesso 1688 o di poco posteriore (1689?). Una edizione posteriore del Pantalon Bullo è del 1710, presso Domenico Lovisa. Cfr. la copia presente alla Biblioteca Naz. Braidense, Milano. Racc. Dramm. Corniani-Algarotti 2196. Altra copia sicuramente datata è La Prodigalità d’Arlichino (sic). L’edizione cui mi riferisco si trova alla Braidense, Racc. Corniani-Algarotti 1399. Essa riporta due date, una a inchiostro, sotto il titolo e la dizione Con licenza de’ Superiori, 1703, e una data a stampa, dopo la dedica scritta dal Lovisa. Venetia, dalle mie stampe, l’Anno 1693. Quest’ultima dovrebbe essere naturalmente la data dell’edizione più antica. Interessanti sono poi le conseguenze che si possono trarre da una copia del Dottor Bacchetton edito dal Lovisa, che si trova sempre alla Braidense, Racc. Corniani-Algarotti, 219. Questa copia è senza data, ma alla fine della commedia si riporta un elenco delle opere stampate dal Lovisa PRIMA del Dottor Bacchetton. Data la rarità del documento, lo si riporta qui integralmente, sottolineando le opere di Bonicelli.
Nota di Giochi, che si stampa, e si vende da Domenico Lovisa a Rialto, & altre Opere, e Comedie diverse.
Il Gioco Romano. Il gioco del Cuco. Dell’Occa (sic). Del Baron. Del Gambaro. Del Giardin d’amor. Del Pelachiù. Del Matto. Scachiero overo (sic) Dama.
Comedie diverse moderne, ridicole non più stampate, opere del Cicognini, e d’altre sorti. Rappresentation de Santi, e Sante di stampa di Bologna. Historie del Britti, di Pietro de Piccoli, di Giulio Cesare Croce, Canzonette moderne, e antiche d’ogni qualità. In breve si vederà una
Cronica di Venetia con tutte le Novità non più stampate con due Figure in Rame. L. 11
Compendio d’Avertimenti (sic) per conservarsi sani con un Trattato de Il Mondo Nuovo con sua figura delineata in Rame.
Relatione novissima delle Provincie, Regni, Città, Castelli, Monti, Mari, e Fiumi di tutto il Mondo. L.12
Trattato di Cavalieri, overo Vermicelli, che fanno la Seda. L.6
Trattato del bever in giaccio (sic). L.8
Arte del pescare. L.6
Le Minere (sic) de Metalli.
Refatta notitia del Regno di Candia. L. 6
Notitia distinta del Regno di Negroponte con le sue figure in Rame. L.12
Dal Lovisa Libr. a Rialto in Ruga d’Oresi. Si vende il Tasso tradotto di novo in Lingua Venetiana con figure in rame. L.6:4
Il detto Tasso in piccolo in lingua Venetiana. L.2:8
Le nove Pazzie del Dottor. L.10
Le Scioccherie di Gradellino. L.10
Pantalon mercante fallito. L.10
Il Finto Prencipe. L.10
IL PANTALON BULLO. L.10
Il Convitato di Pietra. L.8
LA PRODIGALITA’ D’ARLICHINO. COMEDIA NUOVA. L. 12
Zanobia a Radimisto. L.12
L’Amante fedele. L.12
Le disgratie di Pantalon. L.12
VITA, AMORI, E MORTE DI SANSON (sic). L.12
Trufaldin finto Papagallo (sic). L.12
IL PANTALON SPICIER ( sic). L.12
L’invidia in corte. L.12
Il PANTALON SPITIER. L.12
Tutte l’imprese fatte dal Seren. Morosini. L.2
L’Historia di Maria Stuarda. L.8
Secreti di Medicina di Missier Agresto de Bruschi. L.4
Il Cembalo d’Erato, cioè_ cento Sonetti in Lingua Veniziana L.10
Trattato della Ciocolata (sic). L.10
Nell’elenco, come si può vedere, compare COME GIA’ EDITA La Prodigalità d’Arlichino, che è, come sappiamo, del 1693. Vi si registrano, un Pantolon Bullo, che nell’elenco viene PRIMA della Prodigalità d’Arlichino: la cosa potrebbe significare che Il Pantalon Bullo ha avuto un’edizione presso il Lovisa ante 1693, più o meno contemporaneamente a quella del Pittoni (1688). Per le altre, Vita, Amori e Morte di Sansone, e Il Pantalon Spetier, che SEGUONO nell’elenco La Prodigalità d’Arlichino, si possono ragionevolmente congetturare gli anni che vanno post 1693 al 1703, data scritta a inchiostro nell’edizione dello stesso Lovisa. Per l’ Arlechino (sic) finto bassà d’Algieri teniamo per buona la data scritta a inchiostro nell’edizione del Lovisa della Braidense, 1703. Racc. Corniani-Algarotti 2196. Per L’Amalato Imaginario, oltre alla data sul frontespizio, abbiamo anche un riscontro interno molto importante, che ci permette un rimando sicuro non solo all’anno, ma anche al giorno e al mese. Infatti, nell’atto secondo, scena V, dopo una lunga tirata in stile pedantesco di Truffaldino, Fiammetta, scherzando, annota con tono ironico:- VENETIA, LI 17 GENARO 1701. Guardate come a studiare si apprende a dire di belle cose._
Riassumendo:
1) Lugretia Romana, Pittoni, 1692;
2) Pantalon Bullo, Pittoni, 1688; Lovisa, ante 1693;
3) Il Dottor Bacchetton, Pittoni, 1688-’89; Lovisa, 1710;
4) L’ Amalato Imaginario, Lovisa, 1701;
5) La Prodigalità d’Arlichino, Lovisa, 1703 ( data a inchiostro ), 1693 ( data a stampa );
6) Il Pantalon Spetier, Lovisa, 1703 ( data a inchiostro sul frontespizio ). Possibile una datazione anteriore, circa 1693;
7) Arlechino finto bassà_d’Algieri, Lovisa, 1703 ( data a inchiostro sul frontespizio );
8) Vita, Amori e Morte di Sansone, Lovisa, circa 1693.
Le edizioni delle commedie sopra elencate sono reperibili presso la Biblioteca Naz. Marciana di Venezia e la Biblioteca Naz. Braidense di Milano. Due commedie si possono leggere anche nella Biblioteca Centrale Nazionale di Firenze. Non mi consta esistano edizioni moderne. Sotto l’aspetto filologico, si avverte che, per quanto possibile, si è_ cercato di mantenere la patin settecentesca sia per quanto riguarda la grafia sia la punteggiatura, ma sono stati comunque necessari ritocchi anche consistenti: la loro regolarizzazione si è_ infatti resa indispensabile specie laddove il senso ne risentiva maggiormente.
Gli pseudonimi di Giovanni Bonicelli: Cristoforo Boncio e Bonvicin Gioannelli
Parrebbe che Bonicelli, ne L’ Amalato Imaginario (1701), riduzione della commedia molieriana del Malade imaginaire, fosse stato preceduto da certo CRISTOFORO BONCIO, veronese, il quale nel 1700, esattamente un anno prima dell’edizione veneziana, avrebbe dato alle stampe un analogo Amalato Imaginario sotto la cura del dottor Purgon (20). Il fatto è che Bonicelli amava anagrammare il proprio nome, firmando le commedie in modo coperto , anche se, a onor del vero,con pseudonimi abbastanza intelleggibili. Dilettandosi con questi giochetti, però, rischiava spesso e volentieri di vedersi portar via la paternità di commedie che invece erano tutte sue.
Il caso dell’ Amalato Imaginario non è stato l’unico: lo stesso gli avvenne anche per La Prodigalità d’Arlichino , firmata Bonvicin Gioanelli. Il risultato: se la commedia gli è stata restituita, ciò si deve alla sagacia del Cicogna, il quale, a proposito di quest’ultima , scrisse: “… Il Mazzucchelli la ommise…Ora Mons. Antonelli ( lettera a me del giugno 1841 ) mi fece osservare che Giovanni Bonicelli ne è l’autore, coperto sotto quel purissimo anagramma…” (21).
Per quanto concerne lo pseudonimo Bonvicin Gioanelli non sussistono dubbi; a parte la testimonianza del Cicogna, esso era noto agli stessi contemporanei e, quel che più importa, agli editori del Bonicelli. Infatti, nella dedica al sig. Giuseppe Pocobello (Cfr. La Prodigalità d’Arlichino , ediz. della Braidense, Racc. Dramm. Corniani-Algarotti 1399 ), Domenico Lovisa scrive: “Rappresentamisi in fine la presente Compositione dell’Eccell. Sig. Dottor GIOVANNI BONICELLI suo Coetaneo, quale imponendomi, ch’in Anagramma Litteral Puriss. di BONVICIN GIOANELLI venghi (sic) mandata alla luce oltre molt’altre…”. (22)
Molto diverso è invece il discorso riguardo a CRISTOFORO BONCIO. Mentre per Bianchi e Maggioni il Bonicelli avrebbe pubblica to molte sue opere “…con gli pseudonimi trasparenti di Bonvicin Gioanelli e di CRISTOFORO BONCIO…”,(23) quarant’anni prima il Re, rifacendosi agli studi del Toldo, postillava: “…Notiamo che nella riduzione dell’ Amalato Imaginario sotto la cura del Dottor Purgon il Bonicelli ERA STATO PRECEDUTO, come c’insegna recentemente il Toldo, da un ignoto veronese, CRISTOFORO BONCIO, autore pure di un Amalato Imaginario , stampato a Verona, nel 1700…” (24). Fra parentesi faccio notare che Spezzani, citando lo stesso Re, trasforma il povero Boncio in un altrettanto sconosciuto CRISTOFORO BOSCARO, ma è evidente che si tratta di un errore di lettura o di trascrizione (25).
Ritornando al Boncio, siamo andati a verificare quanto scrisse il Toldo e, dal contesto, si può effettivamente avere l’impressione che lo studioso ritenesse Bonicelli-Gioanelli autore diverso dal Boncio. Scrive infatti Toldo: « … Le Malade imaginaire aux soins du docteur Purgon comedie due à … la plume d’un certain CRISTOFORO BONCIO libraire… ( e in nota ) , Verone, Berno, 1700… L’année suivante la même comédie, avec le même titre et sans autre changement que celui du nom de l’auteur, qui n’est plus messer Boncio, mais l’eccellentissimo signor dottor in ambe le leggi, Bonvicin Gioanelli , parait imprimée à Venise… » (26).
Per il Toldo, in conclusione, Cristoforo Boncio e Bonvicin Gioanelli ( alias Giovanni
Bonicelli ) sarebbero due autori diversi, e quest’ultimo non avrebbe fatto altro che tradurre in dialetto veneziano la commedia del Boncio, senza apportarvi che dei “…changements de detail…” (27). A dimostrazione, Toldo confronta fra loro alcune scene, che si riportano sotto.
Edizione veronese, Berno, 1700. Atto primo, scena prima.
Acuacotta- E’ pure un bel mestiere quello dello Speziale; con un buon pozzo in casa e due o tre carra di fieno all’anno, io ne cavo il mille per uno. Non vi è altro male, che tutti non pagano; che del resto a quest’ora potrei ancor io fare il gentiluomo…
Edizione veneziana, Lovisa, 1701. Atto primo, scena prima.
Acquacotta- Al mondo mi no credo, che ghe sia el più bel mestier de quello, del Spetier de Medesine zaché con un Pozzo d’Acua in Casa, e do o tre Cari de Fen in Soffitta, mi ghe cavo all’anno Mille per un. No ghe altro mal, che tutti no paga, che de resto a sta hora poderia anca mi far el Garisimeto…
L’affermazione di Bianchi e Maggioni non è suffragata da prove documentarie e contro di essa si erge tirannica la statistica, dato che MAI il Bonicelli, almeno nelle edizioni da noi consultate, fa uso dello pseudonimo di Cristoforo Boncio.
Bibliografia
1) La Prodigalità d’Arlichino , Venetia, Lovisa, 1693, Dedica.
2) E.A. Cicogna, Delle Iscrizioni Veneziane , Venezia, Andreola, 1853, vol.3 , p.250. Il Cicogna riporta la seguente iscrizione, tratta dalla chiesa di S. Apollinare: “D.O.M./ Bartolomeo Bonicelli Ven. Civi/ M. Magdalena Landi/ Uxore sic testante/ B.L./ I.V.D. Ioanne Filio/ Ita exeguente inciditur/ P. Martii 1726” .
3) E.A.Cicogna, cit., ivi. “A dì 5 gennaio 1725” . E poi: “1725 M.V. a dì 5 gennaio la signora Maddalena Landi, relitta del q.Bartolomeo Bonicelli, d’anni 86, la fa sepellire suo figlio…” . E aggiunge: “Giovanni Bonicelli, figliolo di Bartolomeo si registra fra gli scrittori veneziani della fine del secolo XVII e del principio del XVIII. Egli ha dato alle stampe: 1 Lugretia Romana (1692), dedicata al reverendo don Pietro Francesco Landi, di cui il dottor Bonicelli era pronipote. Opera ridicola e strana. 2 Il Pantalon Spetier …
4) L. Allacci, La Drammaturgia accresciuta e continuata fino all’anno 1755 , Venezia, Pasquali,1755, pp.111,492,596-97,647,841. G.M. Mazzucchelli, Gli Scrittori d’Italia , Brescia, Bossini,1753-1763, vol.6. L. Ferrari, Onomasticon , Repertorio bibliografico Olscki,1941.G. Salvioli-C.Salvioli, Bibliografia Universale del Teatro Drammatico italiano , Venezia, Ferrari, 1894, vol.1, p. 205,359. G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime , Milano, Pirola, 1859, vol.3, p. 472. Qualche notizia anche in G. Natali, Il Settecento , Milano, Vallardi, 1929, vol. 2 , p. 905: “… Il Re…ha indagato le relazioni della commedia veneziana dello stesso (Goldoni) col teatro indigeno veneziano, rannodando la serie dei Pantaloni goldoniani ai Pantaloni di Tommaso Mondini e di G. Bonicelli, i due più noti commediografi veneti della fine del ‘600…” .
5) E.A.Cicogna, Delle Iscrizioni… , cit., ivi.
6) V. Pandolfi, La commedia dell’Arte. Storia e Testi , Firenze, Sansoni, 1957-61, vol.5 , p.425.
7) V. Bianchi- G. Maggioni, Il Pantalon Spetier di Giovanni Bonicelli, in Atti del 4 Convegno di studi A.I.S.E.F. , Varese, 3-4 ottobre 1959, p.76. Id., Alcune scene di una rarissima commedia del ‘700: Il Pantalon Spetier di Giovanni Bonicelli , in Minerva
Farmaceutica , n.12, 1959, p.252.
8) F. Bartoli, Notizie Istoriche de’ Comici italiani , Padova,1782.
9)L. Ferrante, Goldoni , Firenze, Sansoni, 1971, p.141.
10) I. Sanesi, La Commedia , Milano, Vallardi, 1954, p.96.
11) V. Pandolfi, Natura e Confini della Riforma goldoniana , in Paragone , 1958, p.25.
12) V.Bianchi- G. Maggioni, Il Pantalon Spetier , cit., p.76. Cfr. al proposito quanto dice G. Ortolani, Goldoni, Opere Complete , Milano, Mondadori, 1940-55, vol.13 , p.991 n. 22. I versi sono tratti da Goldoni in villeggiatura , versi ad un amico.
13) E. Re, La commedia veneziana e il Goldoni , in Giorn. Storico della Letteratura Italiana , vol. LVIII, 1911, p.371.
14) C. Goldoni, Memorie , a c. di P.Bianconi, B.U.R., 1961, Appendice , p.580.
15) W.Binni, Goldoni, Parini,Alfieri , in Storia della letteratura italiana ( Il Settecento ) , Milano, Garzanti, 1968, vol. VI, p.181.
16) E. Re, La commedia veneziana… , cit., p.371
17) V. Bianchi-G. Maggioni, Il Pantalon Spetier… , cit. p.76.
18) P. Spezzani, Il Linguaggio del Pantalone pregoldoniano , in Atti dell’Istit. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti , Tomo CXXI (1962-63), p.681.
19)G. Bonicelli, Il Pantalon Bullo , Venetia, Pittoni, 1688. Il libraro al Benigno Lettore .
20) C. Boncio, L’Amalato Imaginario sotto la cura del dottor Purgon , Verona, Berno, 1700.
21) E.A.Cicogna, Delle Iscrizioni… , cit. vol.6 , p.796: “La Prodigalità d’Arlichino, scrive, il Mazzucchelli la ommise ove parla del Bonicelli, perché non cadeva sotto la lettera Gioanelli. Ora Monsignor Antonelli ( lettera a me del giugno 1841 ) mi fece osservare che Giovanni Bonicelli ne è l’autore, coperto sotto quel purissimo anagramma. Il Melzi lo ommise parimenti nei suoi anonimi e pseudonimi”.
22) Cfr. G. Bonicelli, La Prodigalità d’Arlichino , Venetia, Lovisa, 1693, Dedica .
23) V. Bianchi-G.Maggioni, Il Pantalon Spetier… , cit., p.76.
24) E.Re, La commedia veneziana… , cit., p. 372 n.1.
25) P. Spezzani, Il Linguaggio… , cit., p.681 n.39.
26) P. Toldo, L’Ouvre de Molière et sa fortune en Italie , Torino, Loescher, 1910.
27) P. Toldo, Ivi, p.269.