Per gli amanti della storia, una rivisitazione della Macedonia più antica può costituire motivo di notevole nonché fascinoso interesse. Discorrendo di “fascino antico”, il nome stesso della Macedonia ci offre un primo assaggio. Gli studiosi concordano sul fatto che il nome Macedonia non subì mutazioni nel corso dei millenni: essa fu sempre chiamata così. I Macedoni appartengono, di fatto, alla lontana preistoria e al mondo dei Pelasgi, e il Paese fu ricordato nell’Antico Testamento (V-III secolo a.C.) come “Regno di Macedonia”.
Alcuni linguisti ci assicurano che sulla Stele di Rosetta il nome della Macedonia era De-Tsa-Mo-Dea, vale a dire figlia della dea Mo, dove Mo è troncamento di Madre (Vedi l’inglese Mo-ther, per esempio), per cui i Macedoni sarebbero stati, a loro volta, i figli della Dea Madre) (B. Chulev). Altri, basandosi sui caratteri precipui del territorio macedone, affermano che il nome ha origini Proto-Indo-Europee, e che esso deriverebbe dall’unione dalle parole mak-mak [=ricco e beato ] e ar [=giusto], mentre kednos significherebbe onesto e nobile. ” (A. Donski-O. Belčevski).
Non c’è alcun dubbio che esistono a tutt’oggi chiare ed evidenti divergenze tra gli studiosi di etimologia, ma tutto sommato sembra che il nome Macedonia rinvii al concetto di terra fertile e ricca (A. Donski-O. Belčevski). Gran parte del contemporaneo interesse per la cultura macedone deriva dalle scoperte archeologiche di numerose tombe risalenti al periodo delle dinastie antigonide e argeade, e dalle ricerche linguistiche volte a stabilire le origini e le affinità tra le antiche popolazioni europee.
Sembra che i Macedoni siano emersi dal substrato di tribù preistoriche appartenenti alla grande famiglia dei Pelasgi, altrimenti detti Eoli e Borei [nella mitologia macedone, Borea era il Dio del vento del nord]. Tali tribù preistoriche si sarebbero stanziate nelle regioni centrali della penisola macedone nel secondo millennio a.C. Esse avrebbero costruito centri abitati nella regione del basso Danubio, migrando poi verso l’ Ucraina, la Russia e l’Europa centrale.
La questione delle origini della Macedonia resta comunque molto incerta. Vàklav Blažec , riassumendo il problema , ha toccato rapidamente tutte le problematiche sul tappeto. Secondo lo studioso, Strabone [VII, 11) aveva asserito che il nome originario della Macedonia era Emathìa, mentre il nome Macedonia deriva dal greco Makednòs. Quanto poi all’affiliazione dei Macedoni con i Greci o altri popoli, esistono soltanto ipotesi. Partendo dai dati linguistici, Muller e Bonfante propenderebbero per una base Illirica, Kretschmer e Schwyzer pensano invece a un dialetto greco influenzato dai Traci e dagli Illiri, mentre quasi tutti gli studiosi greci propendono per un dialetto locale con influssi pelasgici e traci. Come si può vedere, la questione è molto complessa e rimane tuttora praticamente irrisolta [Vàklav Blažec, Paleo-Balcanian Languages].
La Macedonia era circondata da popolazioni spesso ostili. A est c’erano i Traci e gli Illiri, che furono spesso sconfitti dai Macedoni. La Macedonia era una terra molto ambita, perché era ricca di risorse naturali, terreni agricoli, grandi depositi di metalli preziosi e di legname, che scarseggiavano nell’Egeo. Per la difesa del territorio i Macedoni costruirono strade e fortezze, e coniarono monete già in periodo arcaico (800-480 a.C.). Uno dei pericoli più gravi per la Macedonia venne prima dai Galli e poi dai Romani. Essi erano chiamati Gauls dai Macedoni (e più tardi anche Celti e Celtiberi), a causa della loro tradizione di combattere mezzi nudi. Questo termine fu adottato più tardi dai Romani.
I più grandi storici del mondo antico, da Erodoto a Tucidide fino a Strabone mostrarono un notevole interesse per la Macedonia. Essa conobbe la presenza di uomini come Aristotele, che fu precettore di Alessandro il Grande; e come il grande Cicerone, che soggiornò a Tessalonica nel corso del suo esilio. La città principale della Macedonia è infatti Tessalonica, l’antica Salonicco, una famosa città commerciale che attirò le lodi degli antichi come l’ammirazione dei moderni.
Salonicco era altresì conosciuta nel mondo antico anche come Therma ( l’antico nome di Tessalonica). Si dice che Cassandro, re di Macedonia (nato intorno al 354 a.C.), ricostruì la città e la chiamò Tessalonica, in onore di sua moglie, la sorella di Alessandro Magno. Essa si trova su una collina a nord-ovest dell’istmo di Corinto. Dopo la battaglia di Pidna, la Macedonia fu divisa dai Romani in alcuni distretti, e Tessalonica diventò la capitale del secondo distretto (Sotto Giulio Cesare Salonicco diventò una colonia romana). Essa ebbe anche la facoltà di coniare monete di bronzo con la figura dell’imperatore. Secondo una tradizione consolidata, Salonicco sarebbe stata fondata intorno al 316-15 a.C. La data di fondazione, tramandata da Strabone (VII, 21), è stata accettata da quasi tutti gli studiosi contemporanei, e si basa sull’ipotesi che Cassandro avesse fondato Tessalonica un anno dopo il suo matrimonio con Thessalonika (317-16 a.C.), figlia di Filippo II e sorellastra di Alessandro Magno. Un’altra data di fondazione rinvia invece al 305 a.C., ma è ritenuta dai più poco convincente. Le invasioni dei Goti avvenute nel 254 e nel 268 furono all’origine della costruzione di un nuovo circuito difensivo.
Le nuove mura di Salonicco, seguendo la linea delle mura ellenistiche, furono costruite nel 254 d.C. in occasione dell’invasione dell’impero da parte dei Goti; ed esse furono ulteriormente rafforzate nel corso della seconda incursione gotica del 268 d.C. La costruzione delle nuove mura comportò un ampliamento della città verso est, e progressivamente furono pertanto annesse numerose aree suburbane fuori le mura, dove mezzo secolo più tardi l’imperatore Galerio fece costruire un complesso di palazzi davvero imponente, tra cui l’Ippodromo, il Palazzo Imperiale, il Mausoleo e il tempio chiamato la Rotonda, dedicato al culto imperiale. La crescita economica di Salonicco stimolò ulteriormente il suo sviluppo urbano, anche grazie alla sua posizione strategica e alla sua vicinanza alla foce del Vardar [il greco Αξιος (= Axiòs)]. [http://www.lpth.gr/en/texts/Tiveriou_en.pdf]. Tra gli imponenti resti della grandezza di questa città antica ci sono gli archi trionfali, uno dei quali fu eretto a Tessalonica nella seconda metà del III secolo d.C. per celebrare il trionfo dell’imperatore Galerio contro il re persiano Narsete. A poca distanza da Tessalonica è situata Filippi, dove Bruto e Cassio furono sconfitti da Augusto e Marco Antonio. Come dicevamo sopra, essa fu la residenza di Cicerone durante il suo esilio, ed in effetti in epoca Romana Tessalonica era una città ricca e potente, tanto che in essa fu rinvenuta una eccezionale quantità di monete (Macedonia coins and history).
Ma ora è tempo di discorrere un po’ della Macedonia antica forse meno nota al grande pubblico. Belle tombe antiche punteggiano la campagna macedone; molte di esse si trovano in luoghi dove non erano noti antichi insediamenti. Fino a non molti anni or sono, quello che si sapeva sulla Macedonia derivava dagli storici antichi, finché non fu scoperta l’antica città di Aiani ( in greco Αιανή) detta altrimenti Kalliani, nella Macedonia Superiore. Il villaggio di Aiani è vicino a Kozani e a circa 180 km da Salonicco. Secondo Stefano di Bisanzio, il fondatore di Aniani fu Aianos, figlio del Tirreno re Elymos. Così, i primi abitanti di Aniani erano Elimioti. La scoperta di splendidi edifici e tombe ad Aniani è importante perché porta molta acqua al mulino degli studiosi che ritengono i Macedoni di origine pelasgica. E gli Elimioti, a parere di G. De Gregorio, “erano senza alcun dubbio di razza Pelasgica”.
Con il termine Pelasgi gli studiosi identificano il misterioso popolo che abitò la Grecia pre-ellenica: “Pelasgi era un termine usato dagli scrittori greci per indicare la popolazione greca più antica” (Sybille Ihm, Robert Grave’s ‘The Greek Myths’ and Matriarchy). Vale a dire, i macedoni sono “greci” sotto tutti gli aspetti. E, secondo G. De Gregorio, gli Elimioti “erano senza alcun dubbio di razza Pelasgica” (G. De Gregorio, Elymioti).
A parere di G. Karamitrou-Mentessidi, “la scoperta di Aniani […] fornisce la prova certa circa l’identità etnica dei macedoni”. (G. Karamitrou-Mentessidi, Aiani. Historical and Geographical Context). Qui furono trovate tombe risalenti all’età del Bronzo e, secondo G. Karamitrou-Mentessidi si tratterebbe di “tombe regali”, dove erano sepolti i re e gli alti dignitari. Secondo lo studioso, tutti i resti archeologici rinvierebbero a manifatture tipicamente greche, e nulla farebbe pensare ad un popolo “esterno” e quindi “barbaro” rispetto alla Grecia. Alcune tombe hanno dimensioni ragguardevoli e gli interni sono rivestiti con intonaco biancastro e decorati solitamente di colore rosso. In due di esse sono state rinvenute colonne ioniche: la ceramica qui raccolta, la qualità della decorazione e la varietà di colori suggerirebbero che la città di Aiani era un centro di notevole produzione vasaria. In linea generale, secondo G. Karamitrou-Mentessidi, i reperti archeologici venuti alla luce ad Aiani darebbero una nuova dimensione alla storia della Macedonia superiore, sopperendo alla scarsezza delle fonti scritte, e suffragando l’origine pelasgica, cioè greca, dei Macedoni.
Comunque la questione sembra tutt’altro che risolta, e, soprattutto, risolvibile. Le opinioni divergenti sono molte e molto importanti. Come Eugene Borza ha più volte sostenuto, “in breve, possiamo concludere col dire che la somiglianza tra alcuni usi macedoni e greci, nonché i reperti rinvenuti non costituiscono di per sé la prova certa che i macedoni appartenessero ad una tribù greca, anche se è innegabile che a certi livelli culturali le influenze greche divennero dominanti”. “( Eugene N. Borza, In the Shadow of Olympus). George C. Papavizas rispose a queste osservazioni sottolineando che, tutto sommato, “le nuove acquisizioni archeologiche […] dovute ad eminenti studiosi hanno dimostrato molte più somiglianze culturali e comportamentali che dissimilarità tra gli antichi macedoni e gli altri popoli della Grecia”. (George C. Papavizas, Claiming Macedonia: The Struggle for the Heritage). Né va scordato quanto scrisse Strabone: “La Macedonia è una parte naturale della Grecia” (La geografia di Strabone).
Infine, dalla parte dei “followers” dell’origine greca dei Macedoni sta anche, per quel che può valere, il mito. Fra Tessaglia e Macedonia si staglia il Monte Olimpo, dove c’era il trono di Zeus, il dio che fu all’origine dei Macedoni. Il mito narra che il secondo figlio di Zeus fu Makedon, il fondatore della dinastia macedone, che pertanto ebbe origine sul Monte Olimpo. Il Terzo figlio di Makedon fu Pierio, che fu re di Pieria, una regione interna della Macedonia, e la sede delle Muse e dell’arte. Eager, figlio di re Pierio, sposò la musa Calliope (o Polimnia) dalla quale ebbe un figlio chiamato Orfeo, il più antico poeta della Grecia e re di Macedonia. Dopo la sua morte, egli fu sepolto nella Pieria (etimologicamente, terra fertile), nella città di Leibetra (nei pressi di Dion) dove era nato e dove un busto fu costruito in suo onore. Il Monte Olimpo celerebbe pertanto le antiche origini della Macedonia. Certo è che se le concordanze tra archeologia e mito sono tante, forse si è molto vicini al vero.
Fonti
B. Chulev, Ancient Macedonia: The Rise of Macedon, Macedonia, 2014, p. 3.
A. Donski-O. Belčevski, Macedonia in Ancient Times, Skopje: Makedonska Iskra, 2010, p. 18.
Vàklav Blažec, Paleo-Balcanian Languages I: Hellenic Language. https://digilib.phil.muni.cz/bitstream/handle/11222.digilib/113980/N_GraecoLatina_10-2005-1_3.pdf?sequence=1, 22, 24.
http://www.nbrm.mk/WBStorage/Files/Trezor_Trezor_Macedonia_coins_and_history_opt.pdf.
G. De Gregorio, Elymioti, Poggioreale, 2011, p. 351, nota 84.
Sybille Ihm, “Robert Grave’s ‘The Greek Myths’ and Matriarchy”, in G. G. Gibson, Robert Graves and the Classical Tradition, Oxford: University Press, 2015, p. 169.
G. Karamitrou-Mentessidi, “Aiani. Historical and Geographical Context”, in Robin J. Fox- Robin Lane Fox, Brill’s Companion to Ancient Macedon: Studies in the Archaeology and History of Macedon, 650 BC-300 AD, Leiden-Boston: Brill, 2011, p. 95.
Eugene N. Borza, In the Shadow of Olympus. The Emergence of Macedon, Princeton: Princeton University Press, 1990, p. 95). [http://www.historyofmacedonia.org/AncientMacedonia/borza.html].
George C. Papavizas, Claiming Macedonia: The Struggle for the Heritage, Territory and Name of the Historic Hellenic Land, 1862-2004, Jefferson, North Carolina and London: McFarland & Company, Inc., Publisher, 2006, p. 170.
La geografia di Strabone, libro VII, frammenti (9.1.). Link: http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/7Fragments.html.