Protagora e la “consequentia mirabilis”

protagora

 

Il mondo antico costituisce un serbatoio di conoscenze  che è spesso sottovalutato dalla cultura contemporanea, che ritiene, erroneamente, di non aver nulla da imparare dagli antichi, ritenuti ormai del tutto inservibili. Siccome gli antichi hanno però avuto esperienze molto simili alle nostre, seppure in  contesti sociali diversi, questo articolo dimostrerà che gli antichi filosofi  hanno ancora molto da insegnarci, anche nel “business”.

 

Come è noto, i Sofisti erano maestri a pagamento. Qualunque famiglia ricca poteva affidare il proprio figlio alle cure di un Sofista, ma le lezioni però dovevano essere lautamente pagate. Poteva però capitare che qualcuno, dopo essere stato a lezione, non volesse pagare. E questo fu il caso del grande maestro sofista Protagora (485-410 a.C.). Egli però aveva dalla sua parte ragionamenti ferrei che non lasciavano scampo, per cui  si fece sempre pagare dai suoi allievi.

 

Diogene Laerzio raccontò dunque che Protagora pretese che un suo allievo, chiamato Evatlo, gli pagasse le lezioni. Evatlo protestò vivacemente nei confronti di Protagora, dicendo:

 

“Io non ti pago le lezioni, perché tu mi avevi detto che ti saresti fatto pagare soltanto dopo che io fossi riuscito a vincere la mia prima causa in tribunale. Siccome non ho ancora vinto la mia prima causa, io non ti pago!”

 

Protagora non si scompose per nulla, e con un sorriso ironico replicò al suo incauto allievo in questa maniera:

 

“Non mi vuoi pagare? E allora io ti trascino davanti ai giudici.”

“Come?”, replicò stupito Evatlo, “Tu sai che ho ragione”.

“No, io ti porterò in giudizio, e tu mi pagherai comunque vadano le cose.”

“Ah Ah”, rise  Evatlo.

 

E Protagora: “Io otterrò in ogni caso il mio onorario.

Se vinco, tu mi pagherai.

Se perdo, tu mi pagherai lo stesso, perché tu avrai vinto la tua prima causa.”

 

Questo ragionamento inoppugnabile  fu conosciuto come consequentia mirabilis, perché sembrò a tutti una cosa meravigliosa che si riuscisse ad ottenere ciò che si vuole anche attraverso la negazione di un enunciato: “Se non paghi, tu paghi lo stesso”.

 

In logica:

Se P(aghi) allora P(aghi).

Se non P(aghi), P(aghi)  lo stesso.

Allora (e sempre) P(aghi).

 

Fonti:

 

Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, a cura di  M. Gigante, Bari, Laterza, 1962, p. 327, No. 5, IX 8, 56.

 

Sesto Empirico, Contro i logici, a cura di  A. Russo, Bari, Laterza, 1975,  p. 219,  II, 281, No. 5.

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.