Diocleziano e gli speculatori

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Quando L’imperatore Diocleziano decise con l’Editto del 301 d.C.  di calmierare i prezzi che erano troppo cresciuti,  asserendo che era tutta colpa degli speculatori,  nessun economista  gli credette. La ragione per cui nessuno gli prestò fede era data dal fatto che risultava “impossibile” che la crescita dei prezzi fosse dovuta alla speculazione, perché, in quel periodo, i raccolti erano stati abbondanti, le derrate alimentari non mancavano di certo e tutti gli altri prodotti abbondavano sul mercato. Per questa ragione,  l’imperatore Diocleziano fu ritenuto un emerito mentitore.

 

Secondo tutti gli economisti, la ragione evidente dell’aumento dei prezzi fu invece dovuta al deprezzamento della moneta, che era cominciato sotto l’imperatore Nerone, proseguendo poi ai tempi di Settimio Severo e di Caracalla. Il denarius argenteus, che fino ai tempi di Nerone aveva contenuto 980 millesimi di metallo fino d’argento, sotto Caracalla ne conteneva a stento soltanto la metà, con un aumento del piombo fino al 9%.

 

Tutto ciò favorì il deprezzamento del denarius argenteus e il rialzo dei prezzi, anche perché il fenomeno fu accompagnato dalla facile falsificazione delle monete da parte dei privati e anche dello stesso Stato in alcune Province romane come Francia, Inghilterra, Austria, dove lo Stato coniava monete false per provvedere al bisogno di denaro nel corso di impegnative spedizioni militari. Siamo certi che lo Stato romano coniava monete false, perché alcune fabbriche destinate alla coniazione di monete false furono trovate nelle Province sopra menzionate.

 

Pertanto, secondo gli economisti,  la causa più importante dell’aumento dei prezzi fu sicuramente il deprezzamento del denarius argenteus. Tuttavia, Diocleziano insistette sul fatto che era colpa degli speculatori, perché c’era carestia nell’Impero, nonostante l’abbondanza di prodotti. Qualche economista, di fronte a questa reiterata posizione di Diocleziano, cominciò a pensare che forse qualcosa di vero doveva esserci nelle parole dell’Imperatore, perché era difficile, se non impossibile, che egli “inventasse” una scusa  del tutto inverosimile, e tale comunque da far perdere credibilità alla figura dell’Imperatore stesso.

 

Partendo dal dato inconfutabile che Diocleziano intorno al 290 d.C. coniò un nuovo  denarius argenteus riportandolo ai livelli precedenti l’epoca di Nerone, con 980 millesimi di metallo fino, G. Arias riconsiderò le parole dell’Imperatore su nuove basi. Diocleziano dunque affermò sempre che gli intermediari esageravano il prezzo dei prodotti nonostante la copia rerum, ossia l’abbondanza dei prodotti sul mercato, creando artificialmente carestia, nonostante l’abbondanza dei prodotti.

 

L’affermazione sembrava apparentemente destituita di ogni fondamento, ma G. Arias considerò il fatto che la domanda di prodotti diversi, nonostante la loro abbondanza, era realmente cresciuta sotto Diocleziano per via degli imponenti spostamenti militari su una vasta area dell’enorme Impero Romano. Fu a questo punto che s’innestò la speculazione di cui aveva parlato insistentemente Diocleziano, perché molti personaggi compravano  e si accaparravano in massa dei prodotti, per poi rivenderli all’esercito romano a prezzi più alti, e in  regime di monopolio. Pertanto l’Imperatore Diocleziano non aveva tutti i torti quando accusava gli speculatori di essere la causa dell’aumento dei prezzi, a cui egli tentò di porre un freno con il famoso Editto del 301 d. C..

 

Riuscì l’imperatore, nonostante l’Editto a calmierare i prezzi e la speculazione? La risposta è un secco no.  E ciò perché la speculazione era così radicata nella società romana che risultò impossibile controllarla del tutto, nonostante l’Editto, e una repressione durissima contro gli speculatori, dominati, secondo Diocleziano, da una effrenata libido, ossia da uno sfrenato desiderio di ricchezza.

 

Cambiano i tempi, e l’Impero Romano è caduto da millenni,  ma gli attori di una speculazione malsana sono sempre ben vivi e presenti nel mondo.

 

L’erba cattiva non muore mai.

 

Fonte:

G. Arias, “Principi di economia commerciale (L’Editto di Diocleziano)”, in Economia e Storia, ottobre-dicembre 1975, n. 4, pp. 621-625.

 

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.