Nel suo primo libro, L’Origine della specie, Darwin in realtà si occupò essenzialmente di animali e di fossili, trascurando quasi del tutto l’uomo, un argomento che fu invece affrontato da lui nell’opera successiva, L’Origine dell’uomo (The Origin of Man), pubblicata nel 1871. In essa l’uomo era analizzato non soltanto rispetto alla sua struttura e costituzione fisica, ma anche come essere sociale, dotato di intelligenza e di morale.
Intorno a Darwin, al Darwinismo, sull’evoluzione e sull’evoluzionismo possiamo contare su tonnellate di libri, tra cui alcuni titoli che non saprei se fanno ridere o piangere, come il seguente: Darwin spiegato ai bambini, oppure Darwin non è cosa per bambini. Lasciamo perdere, e puntiamo al nocciolo della questione, cioè al problema che maggiormente affascina il pubblico, l’origine e l’evoluzione dell’uomo.
Allora, diciamo molto semplicemente che il merito dell’opera di Darwin fu quello di aver formulato con chiarezza il meccanismo attraverso il quale l’evoluzione organica si concretizza e si realizza, cioè il meccanismo della cosiddetta selezione naturale , estendendo il concetto anche all’uomo. Il merito di Darwin fu dunque quello di avere impostato scientificamente il problema della nostra parentela biologica con i cosiddetti Primati non umani.
L’ affermazione di Darwin più “incriminata” è la seguente :
“Sappiamo così che l’uomo è disceso da un essere ricoperto di pelo, un quadrupede probabilmente arboricolo per abitudini, ed abitante il continente antico. Questa creatura, se la sua struttura fosse stata studiata da un naturalista, sarebbe stata classificata tra i quadrumani” [“We thus learn that man is descended from a hairy, tailed quadruped, probably arboreal in its habits, and an inhabitant of the Old World. This creature, if its whole structure had been examined by a naturalist, would have been classed amongst the Quadrumana” ] ( Cfr. C. Darwin, The Essential Darwin, Dover Publications, First Edition 2006, p. 55.). Gli studi contemporanei hanno portato a scoperte eccezionali nel campo della storia evolutiva dell’uomo. I resti delle austropitecine del Sudafrica, dei pitecantropi di Giava, i resti trovati ad Afar e nella valle di Omo in Tanzania, dimostrano che sono esistite forme con caratteristiche intermedie tra l’uomo e le scimmie antropomorfe attualmente viventi.
Le informazioni che gli studiosi hanno tratto dallo studio di questi resti dimostrano che esiste una continuità con una forma antenata comune di scimmie. Il problema fondamentale è quello di stabilire esattamente con quali forme di primati non umani l’uomo è imparentato. Di qui lo studio attento delle caratteristiche biologiche dei Primati non umani. Le informazioni ricavate dallo studio dei cromosomi , che contengono DNA (geni) sono estremamente importanti per stabilire le distanze biologiche tra le varie specie. Lo studio dei cromosomi dei resti trovati nella Rift Valley in Africa, risalenti a 3-4 milioni di anni fa, hanno dimostrato che essi sono i resti più antichi di forme pre-umane, che però sono sulla linea umana, collegando l’uomo ad un antenato comune, cioè uno scimpanzé e un gorilla vissuti in Africa 5-6 milioni di anni fa. Lucy e gli altri Ominidi di Afar sono ominidi con la faccia ed il cervello ancora scimmieschi, ma con caratteristiche di tipo umano.
Secondo le ipotesi più accreditate, il philum specificatamente umano risale a 5-6 milioni di anni fa, e almeno 250 mila generazioni ci separano dal nostro antenato comune. Per quanto riguarda il “quadrupede” citato da Darwin, la scienza ha dimostrato che la posizione “eretta” dell’uomo ha un’origine “ecologica”, perché, mentre le scimmie antropomorfe scelsero le foreste, i nostri antenati scelsero invece la savana. La scelta della savana condizionò la postura dell’uomo, che diventò, da quadrupede, “eretta”, ed essa si realizzò definitivamente circa 3 milioni di anni fa.
Queste sono dunque le risultanze scientifiche, che danno ragione a Darwin, il cui merito, lo ripetiamo, è stato quello di avere impostato scientificamente il problema delle origini dell’uomo, e oggi tutti gli scienziati lo riconoscono: “L’evoluzione è un dato di fatto”, scrisse Sergio Tonzig, che presentò il problema dell’evoluzione nei termini più semplici e corretti: “Fino a tempi non lontani, il dilemma ‘evoluzione sì’, evoluzione no’ fu oggetto di aspre e fin troppo violente dispute, determinate soprattutto dal fatto che la risposta a questo quesito impegna in modo risolutivo anche la risposta sull’origine della vita. Così non è, invece. E quando lo si riconobbe, quelle baruffe cessarono o, quanto meno, persero di calore. Le due questioni, l’evoluzione e l’origine della vita non appartengono allo stesso ambito. La prima (l’evoluzione) ha una sicura collocazione nell’area dell’oggettività scientifica, mentre l’altra (l’origine della vita) rimane del tutto fuori dall’ambito scientifico. La prima questione (l’evoluzione) non può più essere oggetto di discussione, perché essa è risolta scientificamente, mentre l’altra rientra ancora nel campo del soprannaturale”.
L’evoluzione è quindi un dato di fatto. Ne conosciamo la storia, i meccanismi, i risultati. Possiamo addirittura riprodurla in laboratorio, dando origine ad una nuova disciplina, la Genetica, che è all’origine della Biologia molecolare. La questione dell’evoluzione è definitivamente chiusa, e rimetterla in discussione non ha senso. L’altra questione (l’origine della vita) pone invece il seguente quesito: “L’origine della vita e dei suoi meccanismi evolutivi è frutto del caso oppure di un intervento creativo?”.
Però questa è un’altra questione, che nulla ha a che fare con l’ evoluzione, fatto scientifico, semplicemente perché Darwin “esplicitamente escluse l’origine della vita dalla sua teoria” [ “Darwin explicitly excluded the origin of life from his theory.” ( See P. S. Agutter-D. N. Wheatley, Thinking about Life: The History and Philosophy of Biology and Other Sciences, Springer, 2008, p. 224).
https://youtu.be/7LOM45tpmqM
Per ulteriori approfondimenti
B. Chiarelli , Origine ed evoluzione dell’uomo, in “Cultura e Scuola”, 1984, n. 91, pp. 254-257. B. Chiarelli, Taxonomic Atlas of Living Primates, Academic Press, London 1972 ed Evolution of the Primates: an Introduction to the Biology of Man, Academic Press, London 1973. Sulle “tonnellate” di carta scritte su Darwin e sulle interpretazioni della sua opera, cfr. A. La Vergata, Interpretazioni di Darwin, in “Cultura e Scuola”, 1985, n. 93, pp. 127-135. “Scavando fra le tonnellate di carta scritta su Darwin troviamo opere divertenti, come L’evoluzione e il darwinismo adombrati nell’Apocalisse, Darwin non è cosa per bambini, ma anche Darwin spiegato ai bambini (p. 130). Spesso le parole di Darwin sono state travisate, ed ancora oggi capita di sentir dire che l’uomo deriva dalle scimmie, dove per “scimmie” si intendono gli esemplari attualmente esistenti. Il che, ovviamente è assolutamente assurdo, anti-storico e smaccatamente fuorviante. Cfr. ancora S. Tonzig, Sull’evoluzione biologica, VIII, in “Cultura e Scuola”, 1991, n. 117, pp. 206-208.