Il punto su Giuseppe Parini: “L’uomo vale di più dell’artista?”

Parini

Parini credette fermamente nelle idee di progresso proposte dall’Illuminismo, ma non era un rivoluzionario, e puntò essenzialmente su un riformismo graduale anche nella sua fase più polemica ed aggressiva contro la nobiltà, dimostrando una volta di più una prospettiva politica assolutamente moderata.

 

Dal punto di vista strettamente letterario Parini non ebbe mai simpatie per la poesia barocca, se con questa espressione intendiamo una poesia puramente ornamentale. Per Parini infatti la poesia deve mirare, manzonianamente, all’ utile, denunciando inesorabilmente gli egoismi, le prepotenze e la violenza delle classi privilegiate. Il Giorno s’inquadra pertanto in una prospettiva ideologica di pura matrice illuministica, in cui Parini “asseconda” le spinte innovatrici del governo “riformatore” di Milano. Il “popolo lavoratore” appare raramente nel Giorno, ma Parini mostra simpatie per esso, mettendolo spesso in aperta contrapposizione con il mondo parassitario dei nobili oziosi.

 

Parini fu un poeta stimato presso i contemporanei, a parte il giudizio negativo espresso su di lui da Pietro Verri; ma dietro la polemica di Verri stavano essenzialmente dissidi di carattere personale, che non erano comunque legati alla visione che Parini aveva della nobiltà, tanto più che Verri era ostile ad essa molto più di Parini. In genere, comunque, in Parini si è sempre apprezzata essenzialmente l’eleganza dello stile.

 

Foscolo espresse giudizi di notevole apprezzamento su Parini, che sentiva in consonanza con le sue stesse idee, riconoscendone il valore letterario e le indubbie capacità descrittive. In questo senso Foscolo si trovò in perfetta sintonia con Leopardi, che apprezzò Parini per le stesse ragioni. Il De Sanctis riconobbe in Parini il poeta di una “nuova letteratura” dai contenuti vivaci ed appassionati, assolutamente “morale”. Ma, secondo De Sanctis

 

“l’uomo vale di più dell’artista”.

 

Il che “forse” può anche essere sembrato “vero” ad un critico come il De Sanctis, sempre alla ricerca di “contenuti” negli scrittori; ma in realtà Parini era un poeta “completo”, attentissimo “anche” ai valori formali, e che si era fatto le ossa all’ Accademia dei Trasformati come poeta arcadico, e sotto la copertura di  Ripano Eupilino:

 

“Nel momento in cui i campioni della cultura dei lumi sembrano impazienti di sbarazzarsi dell’ingombro di tutto il passato, il Parini dice: la bellezza della poesia, nella sublime serenità delle sue forme, è l’espressione eternatrice dei massimi valori della civiltà. Non nella tradizione classica è spenta la vita, ma negli uomini d’oggi che non hanno la forza morale di ricreare quell’ardua bellezza” (D. Isella, L’officina della ‘Notte’ e altri studi pariniani, Milano-Napoli, Ricciardi, 1968, p. 11).

 

Un altro ottimo saggio per farsi un’idea di Parini come uomo ed artista resta sempre quello di Giuseppe Petronio, Parini e l’illuminismo lombardo, Bari, Laterza, 1972,  che offre una lettura del poeta concreta e molto convincente:

“A intendere questo nuovo Parini […] può essere utile studiare il lungo e paziente lavorio di revisione al quale nel corso degli anni egli sottopose le prime odi e le prime parti del Giorno. Lo studio delle varianti di autore è cresciuto negli ultimi decenni a un  vero e proprio settore dell’indagine critica” ( p. 237).

 

Poi Petronio fece un’affermazione che inquadrava l’uomo e l’artista secondo il principio di verità:

 

“La storia, quindi, della poesia pariniana si comincia ora a configurare come la storia dell’equilibrio […] tra letteratura e realismo, o, se si voglia, tra Arcadia e illuminismo” (p.71).

 

La risposta al quesito: “l’uomo vale di più dell’artista?”, è ovvia.  Parini fu un artista ragguardevole, sia come uomo sia come scrittore.

Pubblicato da Enzo Sardellaro

Ho insegnato per molti anni letteratura e storia, e scrivo articoli e saggi relativi a questi settori.